2 ottobre 2013

Just Like a Woman

«pop art ... Entrando in gara con il linguaggio aggressivo e impersonale dei mass media, la p.a. sperimenta tecniche inedite, si serve di fotografie ritoccate, di collage e assemblages, di sculture in gesso e persino di gesti teatrali per svelare luci e ombre del recente benessere e denunciare lo smarrimento dell'uomo di fronte a una civiltà che impone desideri sempre nuovi e sogni sempre più amplificati» Eciclopedia Treccani

Quando Edie Sedgwick conobbe il vampiro Andy Warhol era una giovane benestante con un passato difficile e tanta voglia di divertirsi. In poco tempo i due iniziarono una stretta collaborazione che portò Edie a lavorare nella Factory diventando sua musa ispiratrice nonchè una delle ragazze più in vista ed ammirate dell'epoca. Ma la fama dura poco (giusto i famosi 15 minuti) e soprattutto brucia in fretta le persone più fragili, così Edie si ritrova  ad essere completamente esclusa da quel mondo che in precedenza l'aveva tanto amata. Da qui comincia  il processo di autodistruzione che la porta verso il declino.

Capelli corti, orecchini vistosi, abiti semplici e cortissimi che lasciavano scoperte le gracili gambe, sguardo penetrante e misterioso, Edie è stata simbolo di un'epoca e di una corrente di pensiero che in realtà, anche se in forme diverse, continua ancora oggi. Sienna Miller è stata bravissima nel regalarci le mille sfumature appartenenti al fascino malinconico e magnetico della Sedgwick.
Quando la pellicola è uscita ha suscitato non poche polemiche, prima soprattutto da parte di cantanti del calibro di Lou Reed e Bob Dylan secondo il quale il personaggio di Hayden Christensen (che ricorda moltissimo Dylan) sembra abbia incoraggiato la Sedgwick a fare il gesto drammatico.
Al di la di tutte le polemiche che ha suscitato la pellicola, rimane un film forse non troppo profondo, che riesce comunque a disegnare un periodo complesso e contraddittorio nel quale bruciare le tappe, spesso danneggiando se stessi, veniva considerato il prezzo da pagare se volevi essere qualcuno; forse anche per questo per Warhol, Edie non era molto diversa dai prodoti Campbells: un oggetto da sfruttare e svuotare e infine gettare.
Factory girl è un film che si lascia guardare ma che non colpisce abbastanza, ideale per chi ha nostalgia di quei mitici anni '60 e dei suoi costumi, che rimangono ancora oggi tra i più belli e interessanti del novecento.

3 commenti:

  1. Sienna Miller mi era piaciuta tanto in questo film, una Edie Sedgwick molto azzeccata e iconica. E' vero che il film in sé non è un gran che e non lascia il segno, ma per chi ama gli anni '60 è un gran piacere vederlo (io adoro gli anni '60, è la mia sindrome nostalgica da epoca d'oro!)

    RispondiElimina
  2. Ma sai che non l'ho mai visto? sicuramente la mia collega sul blog lo conosce dato che è super fan di Sienna Miller... da vedere!

    RispondiElimina
  3. Interessante, non conoscevo questa storia.
    Raffaella

    RispondiElimina