12 aprile 2014

Icona del cinema: Brigitte Bardot


La chiamano la Regina di Saint-Tropez anche se a lei non piace essere definita tale «Quando penso che i turisti in spiaggia pagano quaranta mila euro una doppia magnum per farsi la doccia di champagne, mi dico che non solo è indecente: è osceno!» eppure nonostante queste affermazioni, le vetrine dei negozi espongono le sue foto come fossero preziosi quadri antichi. Sono anni ormai che la Bardot ha deciso di vivere lontana dai riflettori, eppure il suo mito continua a vivere forte come prima.

Icona del cinema degli anni '60, nasce da una famiglia benestante, studia danza da quando ha sette anni e sogna di diventare una ballerina professionista. Inizia la carriera di modella per gioco, le piace farsi fotografare indossando cappelli (specie se sono quelli disegnati dalla madre). Sono in molti però a non poter fare a meno di notare una certa grazia nei suoi movimenti e a rimanere incantati dai suoi grandi occhi castani. Probabilmente fu per queste ragioni che all'età di quindici anni conquista la copertina della rivista femminile ELLE. Grazie a quel "gioco", viene notata dal regista Roger Vadim. 
La sedicenne Brigitte s'innamora del regista (qualche anno dopo si sposano) e soprattutto dell'idea di poter lavorare nel mondo del cinema, ma il padre si oppone. Una sera lei tenta il suicidio, ma i genitori riescono a salvarla per miracolo. Con questo gesto estremo però ottiene ciò che vuole ed inizia a recitare.
Per l'epoca si tratta di un vero e proprio fenomeno, debutta al cinema con Le Trou Normand nel 1952, e nei quattro anni successivi appare in ben 17 pellicole. Ottiene un successo straordinario, tutti adorano la ragazza dal "musetto imbronciato, la contessa dallo sguardo languido che emana sensualità ingenua" come la definisce il Time. Nel '69 è talmente amata da prestare il suo volto alla Marianne, immagine simbolo della libertà francese. 
Ma il successo e la popolarità non le portano la gioia che si aspettava «Non ero ciò che desideravo essere: sincera, onesta, semplice. L'esagerazione e lo scandalo non mi appartenevano. Volevo solo essere me stessa. Solo me stessa». Così decide di rompere definitivamente con il cinema «La celebrità ha fatto della mia vita un inferno. Se non mi fossi fermata, avrei fatto la fine di Marilyn o Romy Schneider».
Quando ha deciso di dedicarsi ai diritti degli animali in maniera seria non ha sorpreso nessuno. Sui set dei film raccoglieva spesso animali randagi, arrivando ad ospitare in albergo capre e pecore destinate al macello. Brigitte trova finalmente quello che davvero vuole fare. Si tuffa anima e corpo in questo progetto, lo porta avanti con passione: è in prima fila nelle battaglie contro la corrida, contro il macello dei cavalli, contro il massacro dei cuccioli di foca. Per finanziare le cause non si fa nessun problema a vendere i gioielli che le aveva regalato il suo terzo marito, a conferma del fatto che non si è mai sentita troppo legata o prigioniera del passato. Nel 1986 istituisce la Fondazione Brigitte Bardot, un progetto che si batte appunto in difesa degli animali «Ancora oggi ci sono più leggi per le auto che per gli animali, si rende conto?» dice ad una giornalista di Vanity Fair.
Negli ultimi anni è stata duramente criticata per il suo aspetto esteriore ma soprattutto per le sue affermazioni dure ed intransigenti verso immigrati ed omosessuali, dichiarazioni che l'hanno anche portata in tribunale. A chi l'accusa di vivere come una vecchia eremita inacidita che cammina lungo il viale del tramonto, risponde con una sana risata. Brigitte Bardot non vive all'ombra del suo stesso mito, al contrario, sta vivendo una seconda esistenza. Più semplice e genuina, come ha sempre desiderato.

3 commenti:

  1. Inconfondibile e bellissima. Come si fa a non amarla?

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  2. Sublime, non trovo altre parole. Bella senza fine!

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  3. Sicuramente un personaggio pieno di fascino ma che, personalmente, non mi ha mai affascinato.

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