No, non sono misteriosamente scomparsa e no, non mi sono dimenticata del mio piccolo blog e di voi. Sono semplicemente alle prese con l'ultima grande fatica universitaria, la tanto temuta tesi di laurea, che mi porta via gran parte del tempo.
Nonostante ciò, non mi sono scordata della citazione del venerdì che per questa volta non riguarda un film, come nelle scorse settimane, bensì una parte della mia tesi di laurea.
Mentre leggevo e cercavo informazioni utili mi sono trovata a leggere un brano. Quello che propongo oggi a voi è solo un piccolo estratto ... piccolo ma molto significativo.
«Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo
come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia
ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean,
Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i
trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché
sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è
incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a
trent’anni!
Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se
siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna.
E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo
i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato
perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la
disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non
temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad
amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo
più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete
dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col
nostro dolore da grandi.
Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non
più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta,
gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si
ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce
come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto
è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui
scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci
nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e
allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri
schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto,
cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna?
La Luna costa cara, lo so. Costa
cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun
prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla
Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere
così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire
nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete,
piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il
cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi
vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così
poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì,
dev’esser così».
O. Fallaci
Ho letto tutto d'un fiato, e l'ho trovato perfetto per il periodo che sto vivendo pieno di nuove e belle consapevolezze!!! Quante a te un grande in bocca al lupo!
RispondiEliminaGrazie Enrica!
EliminaCrepi il lupo ;)