31 gennaio 2014

Mac & Maleficent

Dita lunghe e affusolate, sguardo magnetico, occhi verdi, zigomi alti e labbra rosso sangue. Si potrebbe descrivere così la strega più affascinante del mondo Disney ( se non fosse per quel colorito tendente al verde, lo sarebbe anche più della narcolettica Aurora).
I cattivi, è cosa risaputa, sono da sempre di gran lunga più ammalianti dei buoni. Maleficent (in italiano Malefica) conferma questa regola. Non ci meraviglia quindi se l'ultimo film targato Disney, porta proprio il suo nome ma soprattutto se per interpretare questo personaggio sia stata scelta quella brutta racchia della Jolie.

Un personaggio tanto carismatico da catturare l'attenzione del pubblico già dal trailer. Tra le "vittime" della bellissima strega troviamo anche MAC cosmetics. Il brand ha annunciato il lancio di una collezione, in edizione limitata, interamente dedicata alla strega, che sarà disponibile negli store da giugno.
Alle fanciulle appassionate di make-up non resta altro che aspettare ancora un po' prima di poter conoscere il trucco che le renderà verdi da far invidia!

28 gennaio 2014

All you need is love - le coppie più belle del cinema

«Ti piacerebbe fare un film con me?»  È con queste semplici parole che comincia la storia di Liv Ullmann e Ingmar Bergman. Lui cercava una figura di riferimento, una compagna certo, ma anche una madre. Lei invece cercava protezione e sicurezza. Lui il genio. Lei, l'amante e l'allieva. Ma soprattutto l'amica che lui ha sempre aspettato. 
Quando si conoscono, Ingmar aveva già girato ventisei pellicole e avuto quattro mogli. Ma quando incontra Liv tutto cambia. Lei era in Svezia con un'amica, Bilbi Andersson, attrice ed ex amante di Ingmar. Quando il regista le incontra casualmente, rimane colpito dall'incredibile somiglianza delle due attrici e propone immediatamente una collaborazione alla Ullmann. 

Nel 1965, Bergman cade in depressione. Fatto, che lo aiuta però a scrivere in una settimana la sceneggiatura di Persona. Il regista non ha dimenticato il volto della ragazza, (lui ha 47 anni, lei solo 26) e quindi la vuole nel cast. Durante le pause tra un ciak e l'altro, lei è solita leggere un libro. Ma tutte le volte che scosta lo sguardo dalle pagine, si accorge che lui è lì, che la guarda. Nessuna parola, nessun gesto. «Lui mi guardava e basta». Non hanno bisogno di parole, si sono riconosciuti e questo è più che sufficiente. Quell'estate trascorre all'insegna di lunghe passeggiate sulla spiaggia, tante risate e confessioni. «Eravamo dolorosamente legati» è quello che le confessa di aver sognato una notte. 
Le riprese del film finiscono in fretta e i due sono costretti ad allontanarsi. Durante questo periodo però continuano a sentirsi: lui le scrive lunghe lettere d'amore, piene di poesia e desiderio. Di quelle che oggi non si scrivono più. Così un giorno va a Oslo a riprendere quello che più desidera al mondo: lei.

Insieme costruiscono una casa, un nido lontano da tutto e tutti «Ricordo esattamente cosa stavo pensando: questo è un sogno» racconta l'attrice.
Ma le cose cominciano a cambiare. Ingmar sa essere un uomo straordinariamente spiritoso e solare e al tempo stesso sospettoso e cupo. Paralizzato dalla paura di perderla, fa costruire un muro intorno alla loro casa. È geloso della loro storia d'amore e tutto rappresenta una minaccia. Liv ben presto si trova costretta a rimanere a casa la maggior parte del tempo. Non può tornare in Norvegia e neanche uscire da sola «La sera, il resto del cast andava a divertirsi, io a casa col genio in crisi esistenziale». Quella casa che prima rappresentava un sogno, ora non è altro che una trappola soffocante.

Quando nasce Linn le cose tra i due non migliorano. La gelosia e il rancore fanno da padroni e trasformano tutto il loro amore in un vero e proprio inferno «Sentivo di avere solo lui e quando la sua gelosia aveva limitato la mia libertà, entravo nel suo territorio e creavo gli stessi limiti per lui. Mi sentivo sicura solo se controllavo la sua vita».  
La rabbia e il risentimento finiscono per influire anche sul lavoro. Lui è insopportabile sul set e fa di tutto per renderle la vita difficile. Non le risparmia niente: durante le riprese in mare per La vergogna, Ingmar indossa tre piumini uno sopra l'altro a causa del freddo. Lei, solo un cappotto leggero. Non la fa tornare a terra neanche all'ora di pranzo, lasciandola congelare in mezzo al mare.
Per farsi perdonare le scrive delle lettere nelle quali le dice tutto quello che a voce non riesce. Si scusa e promette di cambiare, ma questo non avviene. Forse il sogno del regista si era avverato: erano veramente uniti dolorosamente.
La rottura a quel punto è inevitabile.
Liv torna a Stoccolma, coccolata dalle amiche di sempre. Nonostante tutte le attenzioni che riceve, il pensiero va sempre a lui. Ma quella che ha intrapreso è una strada senza ritorno, così anche quando lui la implora di tornare su i suoi passi non cambia niente. La loro travagliata storia d'amore è ormai conclusa.
Il loro rimane comunque un legame indissolubile: parlano a lungo per telefono, si mandano lettere e continuano a coltivare la loro amicizia. 
La sera del debutto a Broadway, Ingmar prende il primo volo per New York, proprio lui che odia viaggiare. La sorprende e la colpisce profondamente. «Non è meraviglioso?»  le dice «Dopo tutti questi anni, io e te, i migliori amici di sempre. Credi che la gente lo sappia? Lo sa che qui stanno passando due amici?».
Il 29 luglio 2007, Liv sente il bisogno di vederlo, le sembra quasi che la stia chiamando. Lascia tutto e vola a Fårö. 
Quella stessa notte, Ingmar, si spegne per sempre.

Fonte: ELLE 2013

27 gennaio 2014

The wolf of Wall Street - incontrollabile cupidigia

Wall Street. Cuore pulsante dell'industria finanziaria statunitense. Qui, transitano indecifrabili quantità di denaro. Soldi fantasma. Ci sono, eppure non è così. Qui, un gruppo di uomini, fedeli della finanza sregolata e selvaggia, decide il futuro di migliaia di persone. Qui, ha inizio la storia di uno che ha saputo costruire un impero sfruttando l'ignoranza delle persone, giostrando magistralmente con il mercato. Di chi sto parlando? di Jordan Belfort, definito dal Financial the wolf of Wall Street, appunto. Un cattivo per definizione. Un broker, truffatore, ottimo oratore (uno di quelli che venderebbe ghiaccio agli esquimesi per intenderci) ambizioso, spregiudicato, sregolato consumatore di droghe, ideatore di grandi party a base di alcol, pasticche e orge. 
Uno che nella vita non si è fatto mancare nulla: soldi a palate, lusso sfrenato, donne bellissime, due divorzi, il carcere e persino un film. Sì, per chi ancora non lo sapesse, Jordan Belfor non è un personaggio di fantasia, è una persona reale. Uno di quei personaggi chiaramente negativi, che ti fanno porre tante, forse troppe domande, il più delle volte quelle sbagliate. Talmente sfacciato da permettersi il "lusso" di fare un piccolo cammeo a fine pellicola. Alla faccia di chi, ancora oggi, cerca di vivere evitando di cadere in trappole amorali.
Quinta collaborazione per DiCaprio e Scorsese, una delle più belle a mio avviso. 
Un film che non risparmia niente, ritmato e sfrenato nelle inquadrature, proprio come tutta la narrazione. Ma va detto subito, mettevi comodi perchè dura la bellezza di tre ore. Tempo questo, in cui il regista decide di non tralasciare nulla, dettagli disgustosi compresi. 
Un DiCaprio assolutamente straordinario, sbalorditivo, fenomenale, che continua a confermare, film dopo film, di essere un attore in grado di risultare molto più che credibile in qualsiasi ruolo, compreso questo suo sfrontato Jordan. Un protagonista circondato da attori che insieme funzionano benissimo, a partire da Matthew Mcconaughey.
The wolf of Wall Street è un film a cui non importa assolutamente niente di risultare moderato o pacato: tanto senza freni il protagonista quanto tutto il resto. Ed è proprio questo il bello. 
Non sono mancati imprevisti durante le riprese: da Jonan Hill che - all'insaputa di tutti - per dare più colore ad una scena, ha estratto un sex toys dai pantaloni, facendo pensare all'intero cast di essere in preda ad un raptus di follia, a Leonardo DiCaprio che, deciso ad aprire la portiera di una Lamborghini con il piede in una scena improvvisata, si procura uno strappo alla schiena.
Una pellicola divertente, assolutamente godibile, eccessiva ed esplicita, senza alcun filtro da uno Scorsese grandioso. È il caso di dirlo, un film "stupefacente". Trailer

24 gennaio 2014

Lena, Vogue e Jezebel contro tutti

Lena Dunham è una giovane autrice e regista, nonché attrice protagonista della serie HBO, Girls (ve ne ho parlato qua). Nella serie tv, oltre a raccontare le difficoltà di una giovane ragazza a farsi largo nel mondo del lavoro, mostra più volte il suo corpo nudo, tondo ed imperfetto. Imperfetto secondo i canoni che ci hanno imposto i media in questi anni. Ci vogliono più corpi normali in tv, perché se da una parte è bello sognare, dall'altra è anche giusto tenere sempre a mente che esiste una cosa chiamata normalità e quindi mostrarla. Perché mai una persona dovrebbe nascondere ciò che è realmente?

In questi giorni si fa un gran parlare dell'attrice e della sua copertina su Vogue. Perché? Semplicemente perché, nel servizio fotografico - ad opera di Annie Leibovitz - la Dunham è stata ritoccata con Photoshop. Niente di strano per Vogue ... ritoccano Miranda Kerr, figuriamoci una come Lena. 
Jezebel, che tra le tante cose si occupa anche di denunciare come i media manipolano l'immagine della donna, ha lanciato delle dure accuse verso la rivista e la Leibovitz, perchè hanno alterato il fisico di colei che ha rivendicato in un certo senso la bellezza di un corpo normale. Non contento, il sito ha offerto diecimila dollari a chi gli avesse fornito le foto originali. La tristesa, direbbe la Dandini.
«Lena Dunham è una donna che celebra il sentirsi a proprio agio nel corpo che ha ed è sfacciatamente femminista. Il suo fisico è vero. Lei è vera. E per quanto belle, le foto di Vogue invece non lo sono» afferma la direttrice Jessica Cohen. Sarà anche vero quello che dice la Cohen, ma da un sito che rivendica verità e genuinità di certo non ci si aspetta una cosa simile. In fin dei conti non si sono appropriati a loro volta dell'immagine dell'attrice con lo scopo di ottenere maggiori click?
Ovviamente, dopo tutta questa confusione, la diretta interessata non ha potuto fare a meno di commentare la vicenda «Capisco che ci sia una contraddizione tra quello che faccio e stare sulla copertina di Vogue. Ma non capisco come possa essere un male vederci, Photoshop o no, una donna che non è la classica ragazza copertina di Vogue». Prosegue: «Una rivista di moda è una bella fantasia. Vogue non è un giornale che si apre quando si va in cerca delle donne reali. Questa è la rivista che si apre per vedere bei vestiti, bei posti […] Se si vuole veramente sapere a chi assomiglio, andate a vedere la serie che faccio ogni settimana».

23 gennaio 2014

Regia è femminile

Cortometraggi d'autore, digital clip e fashion. Nell'era del web 2.0 e dei nuovi media assistiamo ad una grande novità tutta al femminile. Giovani ed intraprendenti registe che, con il loro talento e la loro creatività, si stanno facendo sempre più largo in un mondo predominato da uomini, portando così una ventata d'aria fresca. Succede quindi - e non raramente - che anche le grandi case di moda si affidino a loro per le loro campagne pubblicitarie, che diventano così dei veri e propri gioiellini. Moda e regia si fondono in un unica cosa per dare vita ad un nuovo genere.
Con il post di oggi vi presento, se ancora non le conoscete, cinque registe, cinque creative che hanno saputo affermarsi grazie al loro talento:

Elisha Smith-Leverock Il suo I want muscle è stato premiato al festival ASVOFF - festival internazionale che premia i migliori film di moda - nel 2011. Un cortometraggio che vuole «giocare con i tabù e gli stereotipi di genere [...] volevo rompere con la tradizionale immagine di femminilità, rappresentando una donna che non ha paura di incarnare la forza e la potenza». Senza alcun dubbio è una a cui piace una certa estetica, molto vicina al mondo della moda, senza dimenticare un punto di vista innovativo e diverso, forte di uno stile narrativo ipnotizzante e originale. Qui potete trovare il suo corto.

Ruth Hogben nel 2011 ELLE Francia ha inserito la regista tra le cinquanta donne più influenti dell'anno. Lei, che in pochi anni è diventata una vera e propria pioniera dei fashion film è riuscita a creare un vero e proprio impero. 
Producer di ShowStudio - sorta di mecca per i designer emergenti - è stata anche assistente di Nick Knight, famoso ed importante fotografo. Con lui comincia a lavorare ai primi filmati durante i photo-shooting. Oggi lavora da sola, s'ispira ai nudi di Man Ray e di Helmut Newton e vanta collaborazioni con Lady Gaga, Alexander McQueen e Céline. «Grazie ai video la moda si è spostata dal mostrare gli abiti al creare un intero mondo, un'esperienza reale e visiva». Qui trovate uno dei suoi lavori.

Giada Colagrande da Pescara a New York. Giada di strada ne ha fatta tanta ed è riuscita persino a sposare una star Hollywoodiana (Willem Dafoe, con il quale ha lavorato durante le riprese del suo secondo cortometraggio, Before it Had a Name). In costante ricerca della dimensione onirica attraverso le immagini, con il suo lavoro ha vinto numerosi premi che l'hanno portata a collaborare con nomi importanti e ad essere convocata da Prada per mettere in scena la collezione estate 2012 per il progetto Miu Miu Women's talent. Tra i nomi più attesi alla mostra del cinema di Venezia, la Colagrande ha in riserbo ancora molte soprese per il mondo dei fashion video.Qui per vedere The woman dress.

Maiwenn si potrebbe definire una figlia d'arte. Prima di fare il suo esordio alla regia, si è dedicata alla recitazione, partecipando anche a qualche pellicola negli Stati Uniti. Ha scritto e prodotto il suo primo cortometraggio nel 2006, che anche grazie alla tematica di forte impatto emotivo, ha vinto due premi César. Nel 2011 ha ricevuto inoltre il premio alla giuria al festival di Cannes. Se come attrice non è riuscita ad emergere più di tanto, con la regia per Maiwenn sembra che si sia presa una "rivincita".

Gia Coppola il cognome parla da solo. Di lei vi avevo già parlato tempo fa, mostrandovi una delle sue opere più famose nei corti della domenica. Sembra che da Sofia abbia ereditato oltre alla bravura con la cinepresa anche un amore viscerale per la moda, tanto da riuscire a lavorare, nonostante la giovane età, con importanti nomi nel settore: da Orla Kiely a Diane von Fürstenberg. «Voglio continuare in questo lavoro. Ho tanti progetti in cantiere per la moda». Sembra che una nuova Coppola sia pronta per brillare». Qui per vedere Writer's block.

Ma la migliore in questo campo rimane lei. Una che di certo non ha bisogno di presentazioni. Un nome, una garanzia: Sofia Coppola. Vi lascio con uno dei suoi lavori più belli per Dior. Uno spot che non faceva rimpiangere le interruzioni pubblicitarie.


22 gennaio 2014

L'ombra ingombrante di Mrs. Poppins

Ci ha lasciati in silenzio, senza far troppo rumore. Nel 1996, a Pamela Lyndon Travers, è stato dedicato un freddo e anonimo necrologio sul Times; tutti erano troppo presi dalle ultime novità sul divorzio tra Lady Diana e il principe Carlo o dall'imminente asta della collezione personale di Jackie O. per notare le quattro righe a lei dedicate. 
Il suo nome ancora oggi a molti non dice nulla, eppure è la scrittice a cui dobbiamo uno dei personaggi più redditizzi e amati della Disney: Mary Poppins.
A quasi dieci anni dalla sua scomparsa, la Disney torna a parlare di lei, ma questa volta non attraverso il suo personaggio più famoso: Saving Mr. Banks - in uscita il 20 febbraio - è la storia dei problemi affrontati da Walt Disney per riuscire a portare sul grande schermo il romanzo della Travers e della difficoltà nel convincere l'autrice a cederne i diritti. 
Ma chi era veramente P. L. Travers?

Di lei sono state dette molte cose, soprattutto in seguito alla sua dipartita: qualcuno ha detto che avesse origini inglesi, altri che fosse un'irlandese puro sangue altri ancora che fosse neozelandese con origini australiane; che avesse più di cento anni; che lasciava in eredità - oltre ai proventi dei diritti venduti a Disney - una grandissima piantagione di canna da zucchero con vista sulla barriera corallina e un numero non ben identificato di azioni della società import-export dall'oriente che fondò suo nonno.
Proprio come la sua Mary, nessuno sapeva esattamente chi fosse o da dove venisse. Di certo a lei non è mai interessato far luce su certe questioni ... le spiegazioni non le piacevano affatto «Solo gli americani hanno quest'ingenuo attaccamento alle istruzioni per tutto e alla verità, ma per fortuna, io non lo sono».
Sicuramente è comparsa per la prima volta a Londra nel 1924, con soli dieci pence in tasca, presto dimezzati per potersi comprare un biglietto di seconda classe e una registrazione nella lista passeggeri. Alle spalle aveva lasciato un paese che non sentiva veramente suo, una famiglia importante (da parte di madre) ma opprimente e secondo qualcuno, anche molti cuori infranti. Fu per merito di sua zia Ellie che Pamela ebbe un'istruzione e una vita più o meno serena, lontana da un padre con problemi di alcol e di fantasia (raccontava tantissime storie, alcune senza senso). 
Forse è proprio dal padre che la Travers prende la capacità d'inventare e d'inventarsi. «"Come ti chiami?" , "Pamela" , "Che cosa sai fare?" , "Tutto!"». E infatti prima si esibisce come ballerina poi passa alla recitazione, per approdare infine alla scrittura. Inutile dire che, per la famiglia bigotta della madre, tutto questo fu scandaloso, mentre per zia Ellie fu  un primo passo verso l'indipendenza. Ed è proprio sua zia a comprarle il biglietto senza ritorno per l'Inghilterra. Biglietto che le porterà tanta fortuna.

Per mantenersi inizia scrivendo dei poemetti erotici (si dice ben pagati) e comincia una corrispondenza con George Russell, che le consiglia - considerata la sua passione per i miti - di scrivere qualcosa su una maga.
Durante la sua convivenza nel Sussex con Magda Burnant - figlia di un editore - prende vita la storia di una nanny burbera e indisponente, capace però di fare cose straordinarie, come volare guidando il suo ombrello. Il romanzo piace e viene subito pubblicato: nasce Mary Poppins.
Quando accetta il contratto con Disney lo fa soltanto a causa dei problemi familiari che le causarono delle consistenti perdite di denaro. Con l'assegno da centomila dollari poteva risolvere i problemi finanziari, ma questo le costò caro: Disney aveva completamente sconvolto quello che lei aveva creato. La sua Mary Poppins, arguta e saccente, era diventata una "graziosa signorina che cantava canzoncine, una sciocca che cercava di rimpiazare come meglio poteva una madre distratta". Walt Disney, le aveva portato via tutto quello che di bello aveva il suo personaggio più caro. 
Cinque anni di lotte, litigi e riscritture non valsero a niente. Alla prima di Hollywood l'autrice non venne neanche invitata. Alla fine della proiezione, con i titoli di coda e solo allora, in piccolo, venne citata. 
Ormai ricca e infastidita da chi continuava a definirla una scrittrice per bambini si dedicò alla scrittura di romanzi d'altro genere. Ma nessun libro le ha portato tanta fortuna come il primo. 
E dato che la Travers era una a cui piaceva inventare, decise di non lasciare in mano ad altre persone neanche il suo funerale. Dà indicazioni su tutto, compresa la lettura da portare: il primo Mary Poppins, quello in cui la sua beniamina cammina con aria stizzita con in mano il suo magico ombrello. 

21 gennaio 2014

50&50

Neurofibrosarcoma e schwannoma sono due parole che sconvolgono la vita di Adam. Infatti, scopre di essere affetto da una rara forma di cancro che colpisce la colonna vertebrale. Ha il 50% di probabilità di sopravvivere e il 50% di non farcela. Per lui, che ha vissuto fino a quel momento una vita assolutamente ordinaria è una notizia destabilizzante. Come reagire, se a soli ventisette anni, ti trovi a dover fare i conti con una cosa così grande e spaventosa?

Non fatevi ingannare dalla trama, perchè 50&50, non è un film strappalacrime. Anzi esattamente il contrario. Di grandi drammi sul cancro ne abbiamo visti tantissimi nel corso degli anni. Tutti - o quasi - alla ricerca della lacrima facile e tutti - o quasi - hanno finito per banalizzare queste disgrazie. Perciò, affrontare per l'ennesima volta un tema come questo, in maniera però originale e audace, non dev'essere stato facile. Eppure il regista ci è riuscito, perchè 50&50 è un film toccante e sensibile che gioca con sapienza e intelligenza con un tema come questo.
Will Reiser, ha voluto occuparsi della sceneggiatura e lo ha fatto basandosi sulla sua esperienza personale: lui il cancro l'ha dovuto affrontare veramente e con questo film vuole spiegare a tutti quanto sia importante saperci ridere e scherzare su, ironizzando su tutto sempre ma con intelligenza. Una cosa decisamente non semplice.

Joseph Gordon - Levit si conferma un attore straordinariamente capace e talentuoso, in grado di saper affrontare ogni ruolo senza mai strafare. Grandissima spalla Seth Rogen, che  porta sullo schermo un personaggio a tratti  grottesco e immaturo ma che grazie alla sua verve comica riesce a farsi amare e a non risultare mai eccessivo.
Una pellicola inaspettatamente leggero e divertente, che parla di morte e di dolore ma anche e soprattutto di vita. 50&50 ci ricorda una cosa importantissima: certe volte una sana risata è meglio di tante medicine. Trailer 

20 gennaio 2014

Bonjour tristesse

C'è chi la chiama tristezza, chi invece le chiama paturnie. Nessuno ne è immune. 
Cos'è? 
È uno stato d'animo. Sfuggente. Imprevedibile. Insopportabile perchè difficile da definire, difficile da scacciare. 
Te lo porti dietro per giorni. Provoca fastidio, perchè dietro questo stato d'animo un reale motivo non c'è. Non è un sentimento nobile. Non spinge a grandi riflessioni. Non ispira poesie. Su di lui non è mai stato scritto niente. Nessuno ne parla, eppure c'è. Non è scatenato da nessun evento importante o particolarmente doloroso. Tutto può farti precipitare tra le sue braccia. Il che,  fa davvero incazzare. Bisognerebbe inventare un avviso, un allarme, qualcosa che annunci il suo arrivo. Che tu, sapendo, mica ti fai trovare!


In qualche modo ne devi uscire. Non rimane altro che accoglierla e lasciarsi avvolgere, coccolare. Crogiolarsi e lasciarsi trasportare da questa "cosa". Prendersi del tempo. Abbruttirsi. Piangere se necessario (in questo sono bravissima, ormai lo sapete).  
Oggi è lunedì. Piove e fa freddo.
 L'umore è a terra. Questo è terreno fertile per la "cosa".
Io comincio "la cura" con un film: Lost in translation
Da domani si cambia registro.

18 gennaio 2014

Icona di stile - Emma Watson

Sono passati ormai i tempi della piccola Hermione. Accantonati i maglioni fatti a mano, la massa di capelli sempre spettinati e quell'aria seria ed affidabile da vecchia signora, Emma Watson si dimostra sempre più un'attrice talentuosa, con tanta voglia di scrollarsi di dosso l'immagine della saputella in Harry Potter a dimostrazione del fatto che quel ruolo ormai fa parte del passato «Quando è finita la saga mi sono sentita orfana di Hermione. Ma anche pronta per una nuova fase della mia carriera».

Nata a Parigi, figlia di due avvocati inglesi, Emma Charlotte Duerre Watson, ha vissuto nella capitale francese per cinque anni. In seguito, insieme a sua madre si trasferisce in Inghilterra, dove vive ancora oggi quando non è impegnata sul set. Dopo aver finito con le riprese della saga che l'ha resa famosa si è presa del tempo per riflettere bene sul proprio futuro, ha avuto piccoli ruoli in altri film come My Week with Marilyn con Michelle Williams e si è iscritta alla Brown University presso la quale si dovrebbe laureare a breve. Ammette però che l'impatto con il mondo universitario per lei non è stato molto semplice «Tutti mi guardavano sconcertati, tipo “Oh mio Dio, cosa le prende?» non riusciva a stringere rapporti con nessuno ed era sommersa dalle richieste d'autografo. Così ha deciso di prendere di petto la situazione «Ho detto loro “Mi dispiace tanto ma sono qui per studiare e voglio essere semplicemente una studentessa. Va bene se non vi firmo autografi? In fondo mi vedrete ogni giorno qui in giro».
The Perks of Being a Wallflower rappresenta per l'attrice un vero e proprio punto di svolta. Questa è la pellicola che le fa capire che quello che vuole fare nel futuro è proprio continuare a recitare «mi ha fatto veramente capire la passione per il mio lavoro. Io sapevo tutto di Harry Potter, ma la vita dopo Hermione mi appariva incerta, piena di dubbi. Chbosky mi ha fatto maturare. The Perks of Being a Wallflower rappresenta il disorientamento di tanti ragazzi nel mondo» disorientati proprio come lo era lei.
Avventurosa, dinamica, acuta ed intelligente (pare sia una secchiona non solo nei film ma anche nella vita reale) adora buttarsi a capofitto in tutti gli sport: è una sciatrice provetta, grazie a suo padre che l'ha introdotta allo sport quando era ancora molto piccola, è inoltre un'abile giocatrice di hockey su prato e come se non basasse ha ottenuto anche il brevetto da sub Oper Water della PADI.
Ovviamente nel tempo ha coltivato anche un amore smisurato per la moda. I suoi look da tappeto rosso sono sempre molto studiati e ricercati. Dietro questi look c'è una tale pressione psicologica indescrivibile «Prepararsi per un evento mette addosso molta pressione. “E se riescono a vedermi sotto la gonna? Se ci sono dei flash, potranno vedere attraverso il vestito?” Quindi faccio più prove da seduta e in piedi. È snervante. Le persone ti scrutano. Solitamente sul red carpet sono molto a disagio: le scarpe sono scomode e non riesco a respirare in quei vestiti. Il mio stile di tutti i giorni non è per niente così.». Infatti nel tempo libero adora mixare stili e colori dando vita ad abbinamenti interessanti e sempre molto personali.
Testimonial del marchio inglese Burberry, nel 2009 collabora anche con l'azienda etica People Tree che porta Emma ad inventarsi stilista: nasce così la sua collezione Love From Emma. Collabora con Alberta Ferretti per creare una capsule collection Pure Threads e diventa infine ambasciatrice di  Lancôme.
Ma non è tutto. Emma diventa cantante per pochi giorni: registra le voci di un paio di canzoni per l’album di Ben Hammersley in collaborazione con il musicista islandese Ólafur Arnalds. Un legame quello con la musica che nasce già qualche anno fa. Nel 2010 partecipa alla realizzazione di un videoclip musicale: Say You Don’t Want It dei One Night Only, guidati da George Craig, incontrato da Emma sul set della seconda campagna per Burberry.
Se fate parte di quel gruppo di persone che credevano che dopo Harry Potter per la Watson non ci sarebbe stato futuro nel mondo dello spettacolo, vi sbagliavate di grosso ... la sua strada sembra essere sempre più in ascesa!

16 gennaio 2014

Girls

Arrivo tardi me ne rendo conto, molte di voi avranno già sicuramente scoperto questa serie tv, ma io fino a non molto tempo fa non avevo mai visto neanche un episodio, perciò se ancora non conoscete questa serie tv, le righe che seguiranno potrebbero (spero) aiutarvi a scoprire un piccolo gioiellino.

Ideata e prodotta dalla giovane Lena Dunham, Girls racconta le vicissitudini di quattro ragazze che vivono a New York. Detta così in quattro righe potrebbe benissimo sembrare un mix mal riuscito tra Sex and the city e Gossip Girl. Niente di più sbagliato. Girls si allontana moltissimo da queste due serie ed è completamente opposta a Gossip girl: niente tacchi vertiginosi, nessun abito griffato, non ci sono ragazze viziate in uniforme che vanno a lezione con borse di marca. Le ambientazioni sono più comuni, ci mostrano una New York meno frivola e le storie raccontate sono sicuramente più interessanti e vere. 
Lontane anni luce dall' Upper East Side ci ritroviamo a viaggiare tra le strade di Nolita, un quartiere decisamente più accessibile del primo, tra vecchi appartamenti, mobilia rovinata e il posacenere sempre pieno. Niente lusso, niente falsità. 
Anche le protagoniste quindi non sono "convenzionali" ma più simili alle ragazze reali: non hanno fisici snelli e slanciati ma hanno curve, sono rotonde ed imperfette, con capelli spettinati e le spalle tatuate. Non hanno carte di credito illimitate e non partecipano a party modaioli. Spesso hanno problemi di denaro e devono convivere con la mancanza di lavoro o con la sua precarietà.

Hanna, la protagonista, è un'aspirante scrittrice, goffa e poco femminile anche quando sfodera i suoi abiti migliori. Determinata e sicura di se, cerca di destreggiarsi come meglio può tra il lavoro, i ragazzi e le sue amiche. Marnie l'amica di sempre, Jessa giramondo  non convenzionale, Shoshanna introversa ed infantile. Persone completamente diverse l'una dall'altra ma per certi versi simili e per questo molto unite.
La serie HBO prova a portare un pizzico di realtà sul piccolo schermo, a tracciare un ritratto di una generazione senza un vero e proprio punto di riferimento, senza molte certezze soprattutto sul futuro.
Se siete in cerca di una serie tv tutta lustrini e vita mondana non fa al caso vostro. Ma se invece cercate qualcosa di più vero, che faccia leva su dialoghi brillanti senza troppe censure e una bella colonna sonora, forse è la serie che fa al caso vostro.

15 gennaio 2014

Lacrima facile

Io piango.
Sono davvero un caso patologico. Cerco di resistere quanto possibile, ma la lacrima inevitabilmente arriva. Un tempo riuscivo a mascherare questa cosa, ero anche molto brava. Fino a quando, ho guardato Dumbo. Ecco, sono una frignona da Dumbo. Ho pianto così tanto per quel piccolo elefante discriminato e deriso ingiustamente da tutti, che ancora oggi evito il film come la peste.
Sono la preda perfetta di film ideati per far sciogliere in un mare di lacrime lo spettatore esattamente dove gli sceneggiatori avevano previsto.
Stessa cosa per Toy Story 3. Lo so che sono film d'animazione per bambini, ma non posso farci niente: quando Andy e Woody si separano parte la lacrima. Risultato? film bandito per sempre.
Piango come una disperata nel sentire "buongiorno principessa" de La vita è bella, piango ogni volta che rivedo Stanno tutti bene e non lo faccio solo per la storia in se, ma per tutte quelle famiglie che si trovano a vivere simili situazioni (forse perchè ho origini siciliane e il tema della famiglia mi sta molto a cuore) ho pianto persino nella scena in cui ci viene raccontato l'amore disperato di Severus per Lily in Harry Potter e i doni della morte.
Fino a qualche tempo fa, me ne vergognavo moltissimo ed evitavo di vedere certe pellicole in compagnia ... che se proprio devo piangere, meglio farlo da sola, in camera mia, senza alcun testimone. Ma se non posso evitare la presenza di altri, cerco di assicurarmi che siano di lacrima facile come me.
Al contrario, odio le pellicole che vengono definite strappalacrime, a quelle resisto eccome. Commuovono tutti ma non me. Tra queste rientrano City of Angels, P.S I Love You, Remember Me e compagnia bella. 
Fin qui rientro ancora nei limiti dell'umana decenza (o almeno credo). Ma  posso anche superare me stessa, arrivando a commuovermi per cose che ad altri non toccano minimamente. Non sono la sola, lo so. Ma sono comunque in minoranza. Come fare a non commuoversi per esempio in Anna Karenina di Joe Wright? No, non parlo del triste destino che attende la protagonista, ma del povero cavallo che viene abbattuto ingiustamente dal bellissimo Conte  Vronskij. Io piango anche per lui. Che ne sarà di me?

14 gennaio 2014

From California with love - le foto più belle dai Golden Globe

I Golden Globe sono considerati una sorta di anteprima della cerimonia degli Oscar, sono un vero e proprio tripudio di abiti da sera, grandi attori, registi e tecnici tutti riuniti in una serata speciale. Tante le risate, gli scherzi e gli abbracci, ma anche le celebrità fotografate con uno smartphone in mano ... certe abitudini non conoscono confini.








13 gennaio 2014

Perchè amare American Hustle

La truffa Nella vita reale avere a che fare con la truffa sicuramente non è una cosa piacevole e gradita, ma al cinema è tutta un'altra cosa. 
Geniali e sfacciati, così ci piacciono i truffatori sul grande schermo e su questo la coppia formata da Irving e Sydney non hanno niente da imparare da altri. Due veri e propri professionisti, che proprio nel momento in cui le cose si mettono male, sapranno tirarsi fuori dai guai incastrando alcuni pezzi grossi. Se questo non è talento ...

Jennifer la scoppiata È sicuramente una delle attrici più talentuose della nuova generazione, ma ammettiamolo: le parti in cui interpreta personaggi strani e matti le riescono particolarmente bene. Il suo è senza dubbio alcuno il personaggio che spicca più di altri, pur non essendo fondamentale ai fini della trama/truffa. Una Lawrence sopra le righe e per questo tremendamente simpatica.

Belli capelli Mentre per quanto riguarda le protagoniste non si possa dire gran che di negativo sulle acconciature, per i protagonisti non si può dire la stessa cosa, anzi ... dimenticatevi Christian Bale, il suo capello sempre perfetto e il suo bel fisico in Batman perchè in questa pellicola non solo lo troverete "appesantito" ma anche con un orrendo riporto. Non sono da meno Bradley Cooper con i suoi ricciolini e Jeremy Renner con un'acconciatura talmente cotonata da fare quasi invidia a Platinette!

Balla che ti passa Impossibile resistere al fascino degli anni '70 e soprattutto alla sua musica. Con questa pellicola possiamo fare un vero e proprio salto nel tempo: lustrini e pailettes, pantaloni a zampa di elefante e tante persone scatenate sulla pista da ballo grazie alle note dei Bee Gees, Donna Summer, Tom Jones ed Elton John.

Amy la rossa Gli abiti che sfoggia Amy Adams in questa pellicola sono uno più bello dell'altro. Abiti che riescono a far rivivere in pieno gli scintillanti seventies, ma soprattutto che aiutano l'attrice a tirar fuori tutta la sensualità che possiede e che finalmente riesce a mostrare con un ruolo che rende giustizia alla sua bellezza: perchè Amy non è solo un'ottima attrice ma è anche una bellissima donna, ogni tanto è giusto ricordarlo!

11 gennaio 2014

Icona di stile: Scarlett Johansson

Biondissima tutto pepe, è considerata una delle attrici più sexy del mondo, così bella e sensuale da essere l'unica donna ad essersi aggiudicata per due anni di seguito questo titolo dalla rivista americana Esquire. Ma la giovane attrice ha sempre cercato di dimostrare di non avere soltanto un bel volto, ma anche carattere e talento, e sogna un futuro nella regia «La regia è il mio sogno da quando avevo 12 anni. È quello che voglio fare da sempre. Le dico di più, sarei felice di fare solo questo, senza recitare». 
Decisa e determinata lo è sempre stata. La sua scalata verso il successo comincia quando aveva meno di dieci anni: insieme a suo fratello ha partecipato a moltissimi provini per spot televisivi, provini che però spesso non sono andati bene a causa della voce troppo profonda per una bambina così piccola. Così finiva che ad essere scelto per lo spot fosse proprio suo fratello. A quell'età non dev'essere proprio facile accettare tanti rifiuti. Eppure lei non ha mai mollato «Sembravo uno scaricatore di porto che fuma e beve whisky dalla mattina alla sera [...] alle audizioni spesso spiazzavo i registi che si trovavano di fronte ad una biondina con il viso da cherubino e la voce da camionista». Eppure, molti anni dopo, è proprio con la sua voce che ha conquistato il festival di Roma grazie al ruolo in Her di Spike Jonze.
Dopo essersi iscritta ad una scuola per giovani artisti comincia a fare i primi passi nel mondo della recitazione, abbandonando la pubblicità.
Il film che possiamo dire da una svolta alla sua carriera è L'uomo che sussurrava ai cavalli di Robert Redford, che la volle fortemente a suo fianco, anche se ancora giovanissima. Il regista dopo le riprese ha più volte affermato di essere rimasto molto colpito dalla maturità artistica che Scarlett dimostrò sul set, tanto da volersi garantire una sorta di primato inserendo nei titoli di coda la scritta "per la prima volta sullo schermo" Ma è con Lost in Translation di Sofia Coppola che ottiene la definitiva consacrazione.

Da quel momento le sono stati assegnati molti ruoli sensuali e lei ci ha marciato su,  con intelligenza, rifiutando soldi e ruoli troppo facili o superficiali «Se hai vent'anni, fai l'attrice e sei attraente, è facile che ti assegnino il ruolo del sex symbol. La verità è che non l'ho mai cercato. Quando i media me l'hanno cucito addosso ne ho approfittato e mi sono divertita, tenendo bene a mente che ci saranno sempre donne più giovani pronte a rimpiazzarmi».
Nata e cresciuta nella grande mela, negli anni ha acquisito i classici modi di fare dei newyorchesi: schietta, non ha mai paura di dire ciò che pensa o di andare contro corrente. Come ad esempio con le sue dichiarazioni a favore della chirurgia plastica «trovo ipocrita l’atteggiamento della società: prima ti puntano i riflettori addosso, sottolineano le imperfezioni, i tuoi presunti difetti, e poi ti criticano perché hai cercato di sistemarli» e prosegue «Non ho paura di invecchiare: per il momento lo considero un processo naturale. A parte questo non so, non credo che mi verrà mai voglia di farmi stirare, però non giudico e non discrimino chi lo fa. Non ci trovo niente di male. La considero una scelta personale. Francamente non capisco perché i media siano così ossessionati dai ritocchi. Se una persona ha un bell’aspetto, io non le vado a chiedere perché. A chi importa che cosa ti sei fatto?»
Oltre alla schiettezza, New York le ha sicuramente trasmesso tanta voglia di fare. Non riesce a stare ferma per molto tempo, così se non è impegnata sul set a girare qualche film la vediamo occupata con campagne pubblicitarie (tra le tante quella di Dolce & Gabana) e politiche. Da sempre accanita sostenitrice di Obama,   quando le chiedono se anche lei, come molti americani, sia delusa dalla sua politica risponde «Delusa lo sono anch’io, ma non con l’amministrazione Obama. La nostra società è ancora divisa in due, non è riuscita a essere davvero progressista. Ce l’ho con le nostre comunità, che non promuovono abbastanza relazioni sociali diverse, maggiore democratizzazione. Sono tutti capaci di domandare, ma non si riesce a unirsi, per agire e cambiare davvero».

Per adesso, che la sua strada sembra essere in continua ascesa, quello che desidera veramente è coltivare il suo talento e proseguire con la sua carriera, di bambini e matrimoni non ne vuol sentir parlare «Non penso mai al matrimonio. È un po' strano?» continua, «L'unica volta che ci penso è quando la gente mi chiede se mi sposerò di nuovo. Sinceramente non è molto importante per me. Non penso di avere figli molto presto, sto vivendo un bel rapporto, sto lavorando molto e come ho detto, non è importante per me» e sul breve matrimonio con Ryan Reynolds risponde a denti stretti e in maniera sbrigativa «È stata una follia sposarsi così giovane. E poi due attori insieme ... non può funzionare!».

10 gennaio 2014

Lo confesso!

Dieci film da vedere prima che si esauriscano i tuoi neuroni
Andiamo, chi può affermare con assoluta sincerità di aver visto tutti i classici del cinema? Io sicuramente no e spero proprio di non essere la sola. Ci sono pellicole che che per un motivo o un altro non sono mai riuscita a vedere ed altri che sinceramente evito come la peste, come Guerre stellari, perchè dopo i primi minuti crollo.
Director's cult, in occasione del quinto bloggheanno, ha lanciato un gioco che trovo piuttosto carino al quale ho deciso di partecipare. Di cosa si tratta? confessare ai propri lettori i 10 film cult che si presuppone abbia visto (ma così non è), considerando la tematica del blog. 
Dunque, ecco i miei scheletri nell'armadio:
Il pianeta delle scimmie - Franklin J. Schaffner
Guerre stellari 
Quarto potere - Orson Welles
8 ½ - Federico Fellini
Fight club - David Fincher
Love story - Arthur Hiller
L'uomo che verrà -  Giorgio Diritti
Il gattopardo - Luchino Visconti
Tutti insieme appassionatamente - Robert Wise
King Kong
E voi avete qualche scheletro nell'armadio?



7 gennaio 2014

I sogni segreti di Walter Mitty

Trama: Walter Mitty è un moderno sognatore, un comune editor fotografico di un magazine che compie regolarmente dei viaggi mentali lontano dalla sua noiosa esistenza, entrando in un mondo di fantasie caratterizzate da grande eroismo, appassionate relazioni amorose e costanti trionfi contro il pericolo. Ma quando Mitty e la sua collega, della quale è segretamente innamorato, rischiano di perdere il lavoro, Walter è costretto a compiere l’inimmaginabile: passare veramente all’azione – partendo per un viaggio intorno al mondo più straordinario di quanto avrebbe potuto mai sognare. - Wikipedia

Uscito in questi giorni nelle nostre sale cinematografiche, I sogni segreti di Walter Mitty vede il grande Ben Stiller giocare una doppia funzione: quello di attore e di regista.
Il grande pregio della pellicola è sicuramente la cura del dettaglio e della fotografia (vero filo conduttore), spettacolare e immensa, che conquista e stupisce grazie anche ad una colonna sonora di tutto rispetto, che accompagna perfettamente queste immagini. Una continua gioia per gli occhi che si perdono nelle vastità dei territori che ci vengono mostrati, paesaggi stupefacenti che Mitty si trova a dover attraversare perchè alla ricerca di un negativo perduto, essenziale per l'ultima copertina di LIFE.
A questo punto al protagonista non rimane altro che farsi coraggio e vivere realmente tutte quelle avventure che riusciva soltanto ad immaginare. 

La pellicola ha molto ritmo, specie nelle parti girate all'esterno, una caratteristica tipica dei film on the road, mentre lascia un po' a desiderare tutta la parte narrativa. Oltre alla fotografia stupenda, rimane impresso nella mente anche il vero tema del film: la distanza tra due mondi paralleli, ideale e reale, carta e web, analogico e digitale, passione e professionalità contro superficialità e incompetenza. Ovviamente in maniera forse a tratti troppo romanzata per alcuni, ma inevitabile in un'epoca come la nostra in cui andare verso il cambiamento vuol dire necessariamente abbandonare qualcosa. Fuori il vecchio, dentro il nuovo. Vero. Anche se paradossalmente, si sta diffondendo la nascita di una seconda corrente di pensiero. Un pensiero che punta a dare valore all'imperfezione, alle storie da raccontare, al dare voce e valore a cose portatrici sane di significato. In questo caso la fotografia analogica.
Un film interessante, vivace e scorrevole ma sicuramente non il nuovo Forrest Gump, come tende a ribattezzarlo la stampa, a mio avviso gonfiando non poco il tutto. 
Bella la fotografia, bella la colonna sonora e belli i personaggi secondari a partire da Adam Scott nei panni di Ted, nuovo responsabile di Life online perfetto rappresentante di una nuova generazione di dirigenti che non sanno niente del passato e del valore del lavoro di chi li ha preceduti. Adorabile anche il personaggio di Kristen Wiig, Cheryl una donna all'apparenza poco rilevante ai fini della storia ma che invece diventa simbolo di un amore in grado di scuotere un animo addormentato per troppo tempo e di proiettarlo verso un futuro più instabile ma più vivo.
Ancora nelle sale cinematografiche, un film consigliatissimo, se potete, andate a vederlo!

6 gennaio 2014

Lovednews: Terry O'Neill - fotografie di un'artista

«C'è chi nasce per star seduto sulla riva di un fiume, c'è chi viene colpito dal fulmine, c'è chi ha orecchio per la musica, c'è chi è artista, c'è chi nuota, c'è chi è esperto di bottoni, c'è chi conosce Shakespeare, c'è chi nasce madre e c'è anche chi danza». Terry O'Neill evidentemente è nato per fotografare. Dev'essere così perchè la sua carriera inizia quasi per caso: era ancora alle prime armi quando cominciò a lavorare come fotografo e la sua fortuna non tardò a presentarsi. Nel 1959, scattò una foto ad un uomo distinto, in gessato, addormentato nella sala d'attesa dell'aereoporto di Heathrow. Venne fuori che quell'uomo distinto che tanto l'aveva colpito, altri non era che Rab Butler, allora ministro degli interni del Regno Unito. 
The Daily Sketch comprò e pubblicò quegli scatti. La carriera di O'Neill aveva spiccato il volo.
Questo artista nel corso degli anni è riuscito a fotografare persone che hanno segnato la storia diventando delle vere e proprie icone: politici, cantanti e attori con lui trovavano la chiave perfetta per esprimere al meglio la loro personalità. 
Ha collaborato con riviste importanti come Rolling Stone o Vogue e con altri grandi fotografi del calibro di Terence Donovan, autori delle fotografie che hanno immortalato la "Swinging London" degli anni '60.
I suoi archivi, recentemente riordinati, raccontano una sorta di poesia: tutta la bellezza e il mito degli anni '60/'70, da un punto di vista diverso. Spesso i suoi scatti più belli sono stati fatti proprio nei backstage di qualche film importante, in momenti informali e rilassati, quando i soggetti potevano sentirsi liberi di essere se stessi. Più veri.

Il 14 gennaio alla Little Black Gallery di Londra sarà inaugurata una retrospettiva dedicata al suo lavoro. Lì saranno esposte alcune delle sue opere più famose e importanti. Ci sono tutti: Elvis Presley, Nelson Mandela, Audrey Hepburn, Winston Churchill, Brigitte Bardot, Frank Sinatra, molti degli attori che hanno reso immortale James Bond, da Sean Connery a Pierce Brosnan. 
Tamara Beckwith, co-fondatrice della The Little Black Gallery che conosce O’Neill da moltissimi anni ha affermato, «è inutile dire che Terry è uno dei più grandi fotografi che abbiano lavorato su questi temi». La mostra resterà aperta fino a marzo. Se avete in programma un viaggio nella capitale UK e siete curiosi, non perdetevi questa mostra!

4 gennaio 2014

Lo teniamo d'occhio: Joseph Gordon-Levit

Occhi piccoli piccoli e neri, fossette che comunicano imbarazzo e tanta voglia di fare. Nato a Los Angeles, membro della Hollywood "intellettuale", la sua carriera inizia in tenera età con la serie Una famiglia del terzo tipo. Ma contrariamente a molti dei bambini prodigio bruciati troppo in fretta dalla fama e dal successo, Joseph negli anni ha saputo ben gestire il suo lavoro. Più volte ha dichiarato di non amare la popolarità, ammettendo addirittura di essere infastidito da chi lo ferma per strada. Proprio per questo, dopo la fama ottenuta con 10 cose che odio di te, è scomparso dalla scena per qualche anno.

Ci sono attori che colpiscono al di la della performance in una pellcola, con un potenziale tangibile e ben coltivato nel tempo. Ci sono attori che dimostrano di essere intelligenti oltre che talentuosi, di saper interpretare ruoli seri ma di saper affrontare benissimo anche ruoli più leggeri, e Joseph rientra in questa categoria.
Attore poliedrico, schivo e un po' dolente, quando si allontana dal mondo del cinema fa emergere la sua anima più indie e siede a capo della HitREcord, una società creata nel 2005. Un progetto che in poco tempo è diventato un vero e proprio punto di riferimento per vari artisti emergenti. Ma HitREcord non si ferma quì: ampliando i propri confini diventa anche uno show, il cui contenuto sarà completamente ideato grazie alla collaborazione degli utenti sul web. Una scommessa quella dell'attore, che sarà trasmessa sul canale televisivo Pivot.

Sa sorprendere e spiazzare con le sue risposte secche e senza filtri. Durante la promozione per Don Jon, alla classica domanda "come ti è venuta l'idea per questo film?" l'attore ha risposto, senza giri di parole o clichè come fanno molti colleghi: "mentre fumavo dell'ottima erba canadese". 
Non ha paura di cadere nel dimenticatoio e per questo seleziona con cura ogni pellicola che gli viene proposta. Proprio come è successo per 500 giorni insieme, film che lo vede co-protagonista a quella che oggi definisce una delle sue più care amiche Zooey Deschanel «gli sceneggiatori ce l’hanno messa tutta per non essere commerciali; oggi quando guardi un film il più delle volte hai la sensazione che ti vogliano vendere qualcosa [...] Sono fiero che non aderisca ai soliti cliché. Il mio personaggio è pieno di sfumature. Anche in questi tempi sedicenti progressisti, nella maggior parte delle produzioni cinematografiche gli uomini devono avere i bicipiti gonfi e le donne devono essere supermagre».
Uno che non si ferma solo alla recitazione, ma dopo anni di "allenamento" con dei cortometraggi giunge finalmente alla regia, con un film che decisamente conferma tutte le aspettative che si hanno su di lui. Sicuramente è uno di quegli artisti che può dare molto al cinema. Se ancora non vi siete fatti un'idea precisa su di lui non vi resta che vederlo in azione nei suoi film.

Le cose che non sai di lui:
Non ha paura di esporsi e di esprimersi. 
Una curiosità: «Voglio ricordare alla gente che i teatri fino a 100 anni fa si trovavano accanto ai bordelli e, soprattutto, che il lavoro di attore non era considerato per nulla glamorous».
Attore preferito: «Dustin Hoffman: un camaleonte, il mio animale preferito».
Il suo cruccio: «I miei capelli. Quando avevo 12 anni li avevo lunghi perché ascoltavo i Metallica e i Guns’n’Roses. E quando ho cominciato a recitare mi hanno proibito di tagliarli per 5 anni. Adesso, appena crescono troppo mi viene l'ansia»
In cosa crede? «Nella democrazia e nella condivisione .. di tutto tranne della propria donna!»

 
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