29 aprile 2014

365 day's of lovedlens

«Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.
L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l’avrai davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continua a cercare finché non lo troverai. Non accontentarti. Sii affamato».

Lo so che oggi vi aspettavate un post di tutt'altro genere, il martedì è il giorno dedicato all'amore su questo blog, ma mentre ero in cerca di qualche ispirazione mi sono accorta che proprio oggi di un anno fa nasceva lovedlens. 
Questo è il primo anno per il blog, il primo anno che riesco a non abbandonare un progetto dopo poco tempo. Perciò vogliate perdonarmi, ma per oggi niente coppie e niente cinema, vorrei solo dedicare qualche riga per festeggiare questa piccola creatura che mi ha regalato più soddisfazioni di quante credessi.
A questo punto suppongo che dovrei raccontarvi la "meravigliosa" storia che mi ha portata a creare il blog, ma la realtà è che non esiste una vera e propria storia,  lovedlens non nasce da un'idea precisa, da un obiettivo chiaro. In preda alla noia e alla voglia di raccontare qualcosa, ho deciso di buttarmi e mettermi in gioco e l'ho fatto parlando di ciò che mi era più familiare: il cinema. 
Non sono un'esperta, ho ancora tantissime cose da imparare e da correggere. So di non sapere. Perciò perdonate gli errori, gli strafalcioni, le incoerenze e i post senza senso, lovedlens è uno strumento di condivisione senza troppe pretese, un blog semplice come lo sono io, che quindi non vuole insegnare niente a nessuno. Non ho le competenze necessarie e nessuna voglia di farlo.
In breve il blog è diventato un modo non solo di condividere con voi informazioni sui film che già conoscevo ma anche di scoprire tante pellicole che non avrei mai considerato, mi ha dato la possibilità di approfondire ed interessarmi ad argomenti che non avrei mai immaginato e quindi di migliorare me stessa.
Insomma, nell'arco di qualche mese questa è diventata una realtà alla quale ormai non posso rinunciare, non finché ci sarà ancora qualcuno che decide di perdere cinque minuti della sua giornata e passare da queste parti, non finché avrò ancora la voglia e la passione di parlarvi di tutto ciò che cattura la mia attenzione. 
Non so dove mi porterà il futuro, ma spero di continuare a crescere e a migliorarmi senza abbandonare questo blog, che senza di voi non avrebbe motivo di esistere. 

28 aprile 2014

lovednews

Michelle Williams per Louis Vuitton. Lei è bella, ha stile e la sua carriera negli ultimi anni sembra essere in continua ascesa, non stupisce perciò che la maisons d'alta moda abbia deciso di riconfermare Michelle Williams come testimonial della campagna scattata da Peter Lindberg. Gli scatti sono semplicemente perfetti, protagoniste sono sicuramente le borse Lockit, Capucines e Alma ma anche una Michelle sempre più bella e sicura di se. La piccola Jen ha decisamente spiccato il volo!

Jessica Chastain è Marilyn Monroe. Da tempo circolavano voci che volevano Jessica Chastain protagonista di Blonde, il nuovo biopic su Marilyn Monroe, ma sino a questo momento non è mai stata data la conferma definitiva: pare che fosse in ballo per questa parte anche Naomi Watts. 
Tratto dall'omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, il film è una versione piuttosto romanzata sull'ascesa di una delle più grandi e chiaccherate dive di Hollywood. Sembra che sia stato Brad Pitt (che produrrà il film) a convincere gli autori e la Chastain ad accettare il ruolo. Una scelta decisamente azzeccata, l'attrice non è soltanto una delle più talentuose di Hollywood, ma ha già dimostrato di sapersela cavare egregiamente nei panni retro di una biondissima giovane svampita.

8-15 maggio festa del cinema. Chi lo dice che al cinema si va solo d'inverno? Questo è il secondo anno che si svolge la festa del cinema in primavera, un'iniziativa promossa dalle principali associazioni dell'industria cinematografica allo scopo di contribuire all'incremento della cultura cinematrografica in Italia. Oltre allo sconto sul biglietto (dall'8 al 15 maggio sarà possibile pagare il biglietto a soli 3 euro)  è stato organizzato un concorso. Tra i premi ci sono locandine limited edition, dvd, cofanetti dei grandi classici del cinema e anche un anno di cinema gratis. Se siete curiosi e volete rispondere al quiz non vi resta che cliccare qui e divertirvi!

26 aprile 2014

Joaquin Phoenix il tenebroso

Occhi verdi e capelli castani, dal fascino tenebroso, Joaquin non ama parlare di se e della sua vita, risponde poco ai giornalisti, spesso si astrae. Schivo per natura e taciturno, di lui si sanno pochissime cose perché spesso rifiuta categoricamente domande che non riguardano il lavoro. 
Ha avuto un'infanzia piuttosto burrascosa: i suoi genitori hanno vissuto in una comunità hippie, hanno cambiato il loro cognome in Phoenix, perché proprio come le fenici hanno avuto il coraggio di rinascere dalle proprie ceneri.  Divennero missionari per la setta religiosa dei Bambini di Dio in Sud America e chiamarono tutti i loro cinque figli con nomi ispirati alla natura. Tutti a parte Joaquin, che in seguito, per non sentirsi escluso, scelse di chiamarsi Leaf, nome che ha mantenuto sino ai quindici anni. Dopo aver abbandonato la setta, la famiglia Phoenix torna a New York. Qui decidono di incoraggiare le potenzialità artistiche dei figli, incoraggiandoli ad intraprendere la carriera cinematografica. Il fratello maggiore, River, diviene in poco tempo il volto più noto ed apprezzato della famiglia, conosciuto in quel di Hollywood per la sua fama da rubacuori. Entrambi i ragazzi vengono ingaggiati dalla Paramount ed è proprio insieme al fratello che Joaquin debutta nel 1982 in un episodio della serie Sette spose per sette fratelli. La sua carriera prosegue fino al 1989, quando decide di abbandonare tutto per seguire il padre in Messico. 
Tornato in America, riprende il suo vero nome e decide di continuare con il cinema, ma la sera di Halloween del 1993 assiste impotente alla morte del fratello River. Quella sera Joaquin è sulla bocca di tutti, la sua chiamata al 911 viene trasmessa da tutte le radio e le tv nazionali. Sconvolto e inorridito dai media, abbandona nuovamente hollywood.

Da quella brutta esperienza sono passati anni, Joaquin ha ripreso con grande successo la carriera cinematografica ma rimane ancora oggi molta diffidenza verso i media e i giornalisti. Si definisce un Hard Worker, un lavoratore indefesso, ammette di non vedere mai i suoi film ultimati, odia i red carpet e non gli interessa partecipare ad eventi mondani  «Gli Oscar sono un’idiozia. Penso sia tutto una totale, assoluta idiozia, e non voglio farne parte. Non credo in tutto ciò. È uno zuccherino, ma è il peggior zuccherino che abbia mai assaggiato in vita mia. Non lo voglio. È totalmente soggettivo. Mettere le persone una contro l’altra… È la cosa più stupida del mondo. Fu uno dei periodi più insopportabili della mia vita quando Quando l’amore brucia l’anima - Walk the Line era in mezzo a tutta questa roba dei premi e cose simili. Non voglio avere un’esperienza così un’altra volta. Non so come spiegarlo - e non è che io pensi di trovarmi al di sopra di questo - ma non voglio mai adeguarmi a certe cose».
Dei suoi viaggi in Sud America non si sa niente, così come della sua vita sentimentale. A chi lo accusa di essere sin troppo solitario risponde così: «Non tendo alla solitudine, ma non perdo tempo in rapporti che non mi interessano».
Certa però è la sua passione per la musica, una delle poche cose in grado di strappargli un sorriso quando ne parla «A chi dice che non rido mai consiglio di vedere e rivedere il film (Her). È magnifico che un film proponga l'incontro di due anime in qualche modo gemelle e soprattutto parla ai cuori, agli esseri umani. È una cosa rara e non sempre accade. Di questo, sono sicuro, abbiamo bisogno».
Sincero e diretto, Joaquin Phoenix è un uomo che non ama far troppi giri di parole, una persona che definire complessa sarebbe solo un eufemismo, un uomo che a trentanove anni ha vissuto mille vite restando però sempre fedele a se stesso ma soprattutto ai suoi valori.

25 aprile 2014

La citazione del venerdì

«Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica. C'è elettricità nell'aria. Puoi quasi sentirla ... mi segui? E questa busta era lì, danzava, con me, come una bambina che mi supplicasse di giocare. Per quindici minuti. È stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita, dietro ad ogni cosa. È un'incredibile forza benevola che voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura. Mai. Vederla sul video è povera cosa, lo so; ma mi aiuta a ricordare. Ho bisogno di ricordare. A volte c'è così tanta bellezza nel mondo, che non riesco ad accettarla [...] 
Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l'avrete».


American Beauty

24 aprile 2014

Le cinedelizie


 Dolce, colorato e golosissimo. No, non parlo di un macarons e nemmeno di un cupcake. Tra le meravigliose sequenze dell'ultimo film di Wes Anderson sicuramente avrà catturato la vostra attenzione questa piccola delizia: una torretta di bignè ricoperta di glassa di burro farcita al cioccolato. Si chiama courtesan au chocolat ed è un dolce talmente tanto zuccherino da far cariare un dente anche solo a vederlo, ma al quale i protagonisti non sanno proprio resistere. Ma come si prepara questa bontà? Grazie a questo video troverete la risposta che stavate cercando. Bon appétit!

23 aprile 2014

The Grand Budapest Hotel - Wes Anderson colpisce ancora


«Vedete, ci sono ancora deboli barlumi di civiltà lasciati in questo mattatoio barbaro che una volta era conosciuto come umanità. Infatti è quello che abbiamo a disposizione nel nostro modesto, umile, insignificante ... oh, fanculo! ».

Andare al cinema per vedere un film di Wes Anderson è un po' come andare nel proprio ristorante preferito. Sai benissimo quali sono i piatti più gustosi, conosci a memoria il menù, il personale è sempre lo stesso da anni, eppure nonostante tutto sembri sempre uguale a se stesso ci torni, non solo perché sai di poter trovare in quel posto un'atmosfera accogliente e familiare ma soprattutto perché, nonostante il fatto che il menù non cambi mai e tu conosci tutti i piatti a memoria, lo chef troverà ugualmente un modo per stupirti, regalandoti per l'ennesima volta un'esperienza assolutamente gradevole e irripetibile, che ti spingerà a tornare presto al ristorante.Il cinema di Wes Anderson per me è tutto questo.
The Grand Budapest Hotel è un gran bel film, uno di quelli che non ti fanno assolutamente pentire di aver pagato il biglietto all'ingresso, che ti fanno uscire dalla sala cinematografica con il sorriso stampato sulle labbra e soprattutto con la soddisfazione di aver goduto, una volta tanto, di una bella pellicola. 
Gli elementi tipici del cinema di Anderson ci sono tutti: l'attenzione maniacale per i dettagli, le inquadrature perfettamente simmetriche, i colori pastello dal retrogusto vintage, gli attori "feticcio" (quelli che per intendersi, pur di poter lavorare nuovamente con il regista, si accontentano di apparire sul grande schermo anche solo per pochi minuti) e una trama semplice ma d'effetto. Tutti questi elementi concorrono a creare una sorta di continuità stilistica senza però lasciare allo spettatore la sensazione di aver visto un film uguale a quelli precedenti. 
Una pellicola eccentrica, veloce, assolutamente brillante, raffinata, intelligente e sorprendentemente divertente grazie alle sue gag surreali farcite di leggerezza. Non mancano gli omaggi ad un certo tipo di comicità tipica del cinema d'epoca, da Chaplin a Wilder, senza però subirne l'influenza: lo spettatore infatti rimane per tutto il tempo della visione ancorato in un universo tipicamente andersiano. 
Insomma un bel film che sicuramente vi regalerà due ore di puro piacere. Io personalmente credo che a questo giro farò il bis ... Del buon cinema non mi stanco mai. Dunque, se ancora non lo avete visto, non mi resta che consigliarvelo "profumatamente"!

21 aprile 2014

Lovednews

Friends arriva a Broadway. Ebbene sì, pare che i rumors sul possibile musical basato sulla
sit-com siano fondati. Dietro a questo progetto troviamo Jennifer Aniston che ha coinvolto anche l'amica Sheryl Crow. Protagonisti saranno ovviamente un gruppo di amici negli anni novanta. Il cast è ancora tutto da decidere, ma sembra che la sempre biondissima attrice abbia una certa preferenza per Lea Michelle (protagonista di Glee) proprio per la "sua" Rachel.


Frances Ha al cinema. Per gli appassionati di cinema indipendente questa è una vera e propria chicca. Il film  (ve ne ho parlato qui) uscito nelle sale cinematografiche americane un anno fa ha sorpreso per gli incassi e il successo di critica e pubblico. Proprio per questo motivo Frances Ha verrà distribuito in più sale americane e arriverà anche in Italia il 22 maggio, distribuito dalla Whale Pictures. 


Torna Mrs. Doubtfire. Credo che in quel di Hollywood ci abbiano davvero preso gusto o peggio che non sappiano più che cosa inventarsi. Questa è la notizia: venti anni dopo il famoso Mrs. Doubtfire, Robin Williams tornerà ad indossare gli abiti della tata più amata di sempre, in uno scandaloso Mrs. Doubtfire 2, fortemente voluto dalla Fox. Ma non è tutto, pare che a completare la troupe di questo secondo capitolo troveremo il cast originale al completo: Sally Field, Pierce Brosnan, ma anche i tre figli (ormai cresciti). 
Fonte: Comingsoon.net

18 aprile 2014

La citazione del venerdì

«Non serve dirvi che le cose vanno male, tutti quanti sanno che vanno male. Abbiamo una crisi. Molti non hanno un lavoro e chi ce l'ha vive con la paura di perderlo. Il potere d'acquisto del dollaro è zero. Le banche stanno fallendo, i negozianti hanno il fucile nascosto sotto il banco, i teppisti scorrazzano per le strade e non c'è nessuno che sappia cosa fare e non se ne vede la fine. Sappiamo che l'aria ormai è irrespirabile e che il nostro cibo è immangiabile. Stiamo seduti a guardare la TV mentre il nostro telecronista locale ci dice che oggi ci sono stati 15 omicidi e 63 reati di violenza come se tutto questo fosse normale, sappiamo che le cose vanno male, più che male. È la follia, è come se tutto dovunque fosse impazzito, così che noi non usciamo più. Ce ne stiamo in casa e lentamente il mondo in cui viviamo diventa più piccolo e diciamo soltanto: "Almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti per piacere! Lasciatemi il mio tostapane, la mia TV, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente ma ... ma lasciatemi tranquillo!" Beh, io non vi lascerò tranquilli. Io voglio che voi vi incazziate. Non voglio che protestiate, non voglio che vi ribelliate, non voglio che scriviate al vostro senatore, perché non saprei cosa dirvi di scrivere: io non so cosa fare per combattere la crisi e l'inflazione e i russi e la violenza per le strade. Io so soltanto che prima dovete incazzarvi. Dovete dire: "Sono un essere umano, porca puttana! La mia vita ha un valore!" Quindi io voglio che ora voi vi alziate. Voglio che tutti voi vi alziate dalle vostre sedie. Voglio che vi alziate proprio adesso, che andiate alla finestra e l'apriate e vi affacciate tutti ed urliate: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!". Voglio che vi alziate in questo istante. Alzatevi, andate alla finestra, apritela, mettete fuori la testa e urlate: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!" Le cose devono cambiare, ma prima vi dovete incazzare. Dovete dire: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!" Allora penseremo a cosa fare per combattere la crisi, l'inflazione e la crisi energetica, ma Cristo alzatevi dalle vostre sedie, andate alla finestra, mettete fuori la testa e ditelo, gridatelo: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!».

Quinto potere

17 aprile 2014

Noi siamo infinito

«Perchè io so che ci sono persone che dicono che queste cose non esistono, e che ci sono persone che quando compiono diciassette anni dimenticano com'è averne sedici; so che un giorno queste diventeranno delle storie e le immagini diventeranno vecchie fotografie, e noi diventeremo il padre o la madre di qualcuno, ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo, io sono qui, e sto guardando lei… ed è bellissima. Ora lo vedo: il momento in cui sai di non essere una storia triste, sei vivo, e ti alzi in piedi, e vedi la luce dei palazzi, e tutto quello che ti fa stare a bocca aperta. E senti quella canzone, su quella strada, insieme alle persone a cui vuoi più bene al mondo, e in questo momento, te lo giuro, noi siamo infinito!».

Anni novanta. I social ancora non esistevano, gli amici si chiamavano sul telefono di casa, dei lettori mp3 non c'era traccia e per ascoltare le canzoni preferite in macchina con gli amici erano essenziali le audiocassette. Erano gli anni della lira, del floppy disk, della manina appiccicosa delle patatine, gli anni degli Oasis. Perciò questo film piacerà a chi quegli anni non li ha vissuti, ma sicuramente piacerà di più a chi invece c'era.
Protagonista di Noi siamo infinito è Charlie, un ragazzo timido, solito a tenersi in disparte ed osservare il mondo intorno a sé, con alle spalle un passato difficile che gli crea non poche difficoltà a relazionarsi con gli altri. Ad aiutare il giovane protagonista ci pensano Sam e Patrick, estroversi e gioiosi, veri e propri outsider che poco hanno in comune con gli altri studenti, due ragazzi appartenenti al "mondo dei giocattoli imperfetti" che porteranno Charlie alla scoperta del primo bacio, delle prime feste, delle prime vere amicizie. 
Detta così potrà sembrare anche una trama già vista e scontata, ma mentre scorrono i minuti non si può fare a meno d'intraprendere un viaggio nella memoria, di riconnettersi ad emozioni e sensazioni che si credevano perse per sempre e quindi di rendersi conto che di scontato questo film ha ben poco. 
Noi siamo infinito potrebbe essere definito quasi un invito a non soffermarsi alla superficie delle cose, perché "nessuno è come sembra. Non sai mai cosa le persone stanno passando, dietro le loro porte chiuse. Anche la persona più forte che abbiate mai conosciuto ha le proprie insicurezze. Anche i più tosti hanno bisogno di amore". 
I protagonisti sono semplicemente perfetti e convincenti nei loro ruoli, bella la fotografia, la regia non è banale anche se è la colonna sonora a dare un tocco in più alla pellicola: si passa dagli Smiths a David Bowie, senza dimenticare un omaggio ad un cult assoluto del cinema come The Rocky Horror Picture Show.
Un film bello e delicato, che incanta ed emoziona grazie alla sua capacità di raccontare temi difficili con estremo tatto ed intelligenza. 
Le scene del film riaffiorano nella mente anche dopo giorni dalla visione, un po' come accade con le canzoni che si ascoltano alla radio mentre si guida, con il finestrino abbassato, il vento che sfiora il viso e la sensazione di essere, appunto, infiniti. 

15 aprile 2014

All you need is love - le coppie più belle del cinema


«Se solo potessimo vedere l’infinita catena di conseguenze derivanti da ogni nostro minimo gesto. E invece ce ne rendiamo conto soltanto quando rendersene conto non serve più a nulla»

Liv Tyler & Joaquin Phoenix
«Cosa posso dire? Lei è un tesoro. L'ho già detto più e più volte. Lei è molto reale, non si dà arie da star del cinema. È genuina e non si prende mai troppo sul serio».
Ve li ricordate? Lui era il tipico ragazzo dal fascino tenebroso, lei la ragazza del momento. Insieme formavano una delle coppie più belle di Hollywood.
La loro storia dura tre anni, come tante altre, tra alti e bassi. Hanno sempre cercato di mantenere la loro vita privata al riparo dai pettegolezzi, soprattutto in seguito alla loro separazione.

Winona Ryder & Johnny Depp
«È una ragazza un po' strana. Mi sento molto fortunato ad aver vissuto certi momenti con lei».
Ci sono delle coppie che nonostante gli anni che passano rimangono indelebili nell'immaginario collettivo. Winona e Johnny si sono lasciati ormai da molto tempo, del tatuaggio dell'attore dedicato a lei è rimasta qualche traccia (Winona forever è diventato wino forever) ma questa coppia, all'inizio degli anni novanta, ha fatto sognare moltissime persone, insieme erano perfetti: giovani, belli dall'aria un po' ribelle. Era impossibile non adorarli.

Gwyneth Paltrow & Brad Pitt
«Mi ha cambiato davvero la vita. Quando ci siamo lasciati, in me qualcosa è cambiato per sempre. Il mio cuore si è spezzato quel giorno e non sarà mai più la stessa cosa».
A proposito di coppie che hanno fatto sognare negli anni novanta, era impossibile non citare loro due. Prima dei Brangelina e prima di Jennifer Aniston, c'era la raffinata Gwyneth. Si conoscono sul set di Seven, il loro è un colpo di fulmine. Ai Golden Globes vengono definiti come la Hollywood it couple. Una bella storia d'amore sino a quando Brad non conosce Jennifer. Tutto il resto è storia.

14 aprile 2014

lovednews




Ci siamo, è in vendita online To Tommy from Zooey, ovvero la collezione di abiti e accessori nata dalla collaborazione tra Zooey Deschanel e Tommy Hilfiger. 

16 capi tra i 169 e i 240 euro, all'insegna dell'allegria e della spensieratezza con i colori che hanno reso celebre il brand. Una collezione che l'attrice definisce "modical" un termine che ha coniato apposta per l'occasione che vuole definire meglio gli abiti dai tagli aderenti creati per valorizzare la silhouette in tema navy. Uno stile che ricorda gli anni sessanta chiaramente ispirata a delle icone di stile come Twiggy. Se siete curiose di vedere la collezione basta cliccare qui.





Nicole Kidman è Grace Kelly nel nuovo film di Olivier Dahan. Il film aprirà il festival di Cannes il 14 maggio
e sarà nei cinema il 15 maggio. Una pellicola che non fa in tempo ad uscire nelle sale cinematografiche che già viene boicottata. Da chi? Proprio dalla famiglia Grimaldi, che non sarà presente alla prima del film e che sta utilizzando tutti i mezzi di comunicazione disponibili per comunicare al mondo che quello che viene presentato come un biopic sulla principessa altro non è che una versione troppo romanzata e denigratoria nei confronti di Ranieri. A film completato la famiglia ha chiesto di poter visionare in privato il film, ma il produttore ha rifiutato. Sarà per questo che si è scatenata questa sorta di guerra?






Ve lo ricordate? Non si può bagnare, non si può esporre alla luce e non si può nutrire dopo la mezzanotte.
Chi è? Gizmo il mogwai comprato in un negozio di Chinatown dei Gremlins.
Sembra che la Warner Bros sia veramente intenzionata a realizzare quanto prima il sequel di quello che è diventato in poco tempo un vero e proprio cult degli anni '80. Ancora non si sa niente di ufficiale sulle tempistiche né sulle date di ripresa, quello che è certo è che non si tratta di un "Gremlins 2" ma di un vero e proprio remake.

12 aprile 2014

Icona del cinema: Brigitte Bardot


La chiamano la Regina di Saint-Tropez anche se a lei non piace essere definita tale «Quando penso che i turisti in spiaggia pagano quaranta mila euro una doppia magnum per farsi la doccia di champagne, mi dico che non solo è indecente: è osceno!» eppure nonostante queste affermazioni, le vetrine dei negozi espongono le sue foto come fossero preziosi quadri antichi. Sono anni ormai che la Bardot ha deciso di vivere lontana dai riflettori, eppure il suo mito continua a vivere forte come prima.

Icona del cinema degli anni '60, nasce da una famiglia benestante, studia danza da quando ha sette anni e sogna di diventare una ballerina professionista. Inizia la carriera di modella per gioco, le piace farsi fotografare indossando cappelli (specie se sono quelli disegnati dalla madre). Sono in molti però a non poter fare a meno di notare una certa grazia nei suoi movimenti e a rimanere incantati dai suoi grandi occhi castani. Probabilmente fu per queste ragioni che all'età di quindici anni conquista la copertina della rivista femminile ELLE. Grazie a quel "gioco", viene notata dal regista Roger Vadim. 
La sedicenne Brigitte s'innamora del regista (qualche anno dopo si sposano) e soprattutto dell'idea di poter lavorare nel mondo del cinema, ma il padre si oppone. Una sera lei tenta il suicidio, ma i genitori riescono a salvarla per miracolo. Con questo gesto estremo però ottiene ciò che vuole ed inizia a recitare.
Per l'epoca si tratta di un vero e proprio fenomeno, debutta al cinema con Le Trou Normand nel 1952, e nei quattro anni successivi appare in ben 17 pellicole. Ottiene un successo straordinario, tutti adorano la ragazza dal "musetto imbronciato, la contessa dallo sguardo languido che emana sensualità ingenua" come la definisce il Time. Nel '69 è talmente amata da prestare il suo volto alla Marianne, immagine simbolo della libertà francese. 
Ma il successo e la popolarità non le portano la gioia che si aspettava «Non ero ciò che desideravo essere: sincera, onesta, semplice. L'esagerazione e lo scandalo non mi appartenevano. Volevo solo essere me stessa. Solo me stessa». Così decide di rompere definitivamente con il cinema «La celebrità ha fatto della mia vita un inferno. Se non mi fossi fermata, avrei fatto la fine di Marilyn o Romy Schneider».
Quando ha deciso di dedicarsi ai diritti degli animali in maniera seria non ha sorpreso nessuno. Sui set dei film raccoglieva spesso animali randagi, arrivando ad ospitare in albergo capre e pecore destinate al macello. Brigitte trova finalmente quello che davvero vuole fare. Si tuffa anima e corpo in questo progetto, lo porta avanti con passione: è in prima fila nelle battaglie contro la corrida, contro il macello dei cavalli, contro il massacro dei cuccioli di foca. Per finanziare le cause non si fa nessun problema a vendere i gioielli che le aveva regalato il suo terzo marito, a conferma del fatto che non si è mai sentita troppo legata o prigioniera del passato. Nel 1986 istituisce la Fondazione Brigitte Bardot, un progetto che si batte appunto in difesa degli animali «Ancora oggi ci sono più leggi per le auto che per gli animali, si rende conto?» dice ad una giornalista di Vanity Fair.
Negli ultimi anni è stata duramente criticata per il suo aspetto esteriore ma soprattutto per le sue affermazioni dure ed intransigenti verso immigrati ed omosessuali, dichiarazioni che l'hanno anche portata in tribunale. A chi l'accusa di vivere come una vecchia eremita inacidita che cammina lungo il viale del tramonto, risponde con una sana risata. Brigitte Bardot non vive all'ombra del suo stesso mito, al contrario, sta vivendo una seconda esistenza. Più semplice e genuina, come ha sempre desiderato.

11 aprile 2014

La citazione del venerdì



«Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere. Non c'è limite di tempo, comincia quando vuoi, puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo. Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio. 

Spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi, spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita e se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero».

Il curioso caso di Benjamin Button

9 aprile 2014

Ava la femme fatale

«Sono in bancarotta, tesoro. O scrivo un libro o vendo i miei gioielli. E sono un po' sentimentale riguardo ai gioielli». Era una donna schietta Ava, senza peli sulla lingua. Le piaceva dire esattamente quello che pensava, non si faceva troppi problemi se ciò che affermava avrebbe causato problemi o scandali. Faceva ironia su tutto, anche su se stessa «La mia vita si può riassumere così: ha fatto un film, ha smesso di girarne e ha reso la sua vita un fottuto casino. Ma non ha mai preparato una marmellata in vita sua». 
Energia e grinta da vendere, Ava aveva tanto, troppo fascino e carisma, tanto da far cadere ai suoi piedi molti divi di Hollywood guadagnandosi così la fama di "mangia uomini". Ebbe "solo" tre mariti, ma cambiava amanti come si cambiano i vestiti. Per gli uomini era semplicemente irresistibile: banchieri, toreri, attori, scrittori e cantanti, tutti non potevano che rimanere vittime della sua bellezza. Da Frank Sinatra ad  Ernest Hemingway fino Aristotele Onassis «un piccolo stronzo allupato». Nessuno di questi grandi uomini riusciva a tenerle testa. Troppo irrequieta, troppo sicura di se, troppo moderna ed indipendente rispetto al modello di donna dell'epoca.

Il successo arriva presto, i film che la legano a nomi che hanno fatto la storia del cinema sono molti, ma in fin
dei conti non si è mai sentita parte di quell'ambiente e tanto meno una diva: «Forse, più semplicemente, non avevo il carattere adatto al mondo dei divi. Non dimenticherò mai la volta che vidi Bette Davis all'Hilton di Madrid. Le andai subito incontro e le dissi: "Miss Davis, sono Ava Gardner e sono una sua grande ammiratrice". Ebbene, sapete, si comportò esattamente come volevo che si comportasse. "Lo credo bene che lo sei, – rispose. – Lo credo bene". E se ne andò a passo leggero. Che dire, quella sì che è una stella».
Figlia di mezzadri poverissimi, era la più giovane di sette figli. Quando inizia a lavorare nel cinema è ancora una semplice ragazza del North Carolina. Semplice sì, ma anche molto sveglia. Osserva attentamente tutto ciò che la circonda, comprese le movenze delle colleghe. Inizia a fumare quando ha diciotto anni, dopo aver visto Lana Turner (forse la sua unica amica) «Era tremendamente glamour, andai subito a comprarne due modelli identici». Con il tempo il fumo diventa solo un pretesto per darsi un tono. 
È passionale e non ne ha mai fatto mistero «In quegli anni ero come un Dio, se un Dio può essere sexy. Un Dio arrogante che trasudava sesso» e pazienza se a qualcuno tanta libertà non piaceva.
Nella sua vita ha dovuto far fronte a molte critiche e tradimenti. Ma il suo più grande problema è sempre stato l'alcol «Io bevo per ricordare». Una vita segnata da grandi passioni, sbornie colossali e fragilità  tanto profonde da farla cadere in depressione all'età di quarantacinque anni «Credo che la pazzia si tramandi nella mia famiglia». Di notte non dorme. Continua a pensare aiutata dal buio, confortata da una morbida coperta e dal torpore dovuto all'alcol. Nella sua testa cominciano ad affiorare pensieri troppo negativi. La voglia di farla finita è forte «Sono stanca di essere Ava Gardner».

Schietta e talvolta volgare, Ava era comunque una donna straordinaria. Una signora che ha sempre preferito pensar con la sua testa, sbagliare e rialzarsi senza mai nascondere difetti e debolezze, tanto disinibita quanto solitaria. Non si è mai fatta conoscere veramente, né dal pubblico né dai suoi amanti, ma non ha mai evitato di rispondere alle domande, anche se, di tanto in tanto, amava prendersi qualche licenza poetica «È la mia vita. la ricordo nel modo in cui la voglio ricordare».

4 aprile 2014

La citazione del venerdì

«Mi dispiace ma io non voglio fare l'imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l'un l'altro.
In questo mondo c'è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato.
L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotto a passo d'oca a far le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l'abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari, ci serve umanità.
Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.
Senza queste qualità, la vita è violenza e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne , bambini disperati.
Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.
A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo.
E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un'anima!
Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.
Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l'amore altrui.
Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà!
Ricordate, promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!».
Il grande dittatore

3 aprile 2014

Io ballo da sola

«I wait 
I wait so patiently
I'm quiet as a cup
I hope you'll come anda rattle me
Quick! 
Come to wake me up»

Una rondine costruisce il suo nido nel soffitto di un casolare tra le morbide colline toscane, dove nei pomeriggi di una torrida estate le cicale cantano tutto il giorno. 

Un baule polveroso che contiene un vecchio vestito, attende da tempo di essere aperto e poter regalare un sorriso e un ricordo. 
Le campane suonano. 
Il profumo dei fiori è inebriante.
Il sole tramonta regalando un'altra volta uno spettacolo bellissimo. Poesia. 
Un ultimo raggio di sole e poi arriverà la notte, con le sue promesse, le sue bugie. 
La bellezza sta nelle piccole cose e negli occhi di chi la sa cogliere. Non è retorica, non è una frase fatta, è la verità ed il film di Bertolucci è pieno di cose belle da vedere e da scoprire. La stessa protagonista è portatrice sana di bellezza: i suoi lunghi capelli spettinati, gli occhi grandi in cerca di meraviglia. Ingenua e curiosa, guarda e sogna, cerca di capire e d'imparare. Arriva in Toscana sulle tracce della madre, che le lascia in eredità il senso della poesia e un grande mistero. Lucy non sa chi sia veramente suo padre, ma sente che lì, in quel vecchio casolare, troverà delle risposte. Mentre cerca, Lucy s'innamora e scrive parole che prendono fuoco, parole abbandonate ai margini di pagine che prenderanno il volo o verranno dimenticate, chiuse in un libro. Lì, dove nessuno le può trovare.
Insomma, quello che intraprende la giovane protagonista è un vero e proprio viaggio, un'esperienza che cambierà per sempre la sua vita e segnerà quella delle persone che in qualche maniera le stanno accanto.
Dire che Io ballo da sola è un bel film è davvero poco, meravigliosa la fotografia, i colori sono armoniosi. In alcune inquadrature Bertolucci lascia che lo sguardo passi dalla sfocatura alla lenta messa a fuoco, quasi a voler ribadire il concetto che la bellezza bisogna saperla cercare ed aspettare. Degna di nota è anche la colonna sonora che vanta un equilibrato mix di pop anni novanta, jazz e blues che rendono memorabile la scena in cui Lucy balla ed urla la sua voglia di libertà sulle note graffianti delle Hole. 

2 aprile 2014

Hollywood follies

Li vediamo belli, sicuri di se, sempre perfetti. Nei film affrontano i problemi con grande coraggio e grinta, niente li spaventa. Ma la vita ci insegna che spesso l'abito non fa il monaco e in quel di Hollywood i nostri beniamini sembrano essere particolarmente predisposti a sviluppare piccole e grandi fobie, talvolta decisamente strambe. Qualche esempio?
  • D e n d r o f o b i a,  è la paura legata agli alberi, ma quella di cui soffre Christina Ricci è più specifica e si chiama botanofobia, ovvero paura delle piante da appartamento. No, non scherzo. Sembra che questa paura sia legata al timore che le piante portino via l'ossigeno nell'aria. La Ricci non riesce davvero a controllarsi se nelle vicinanze c'è anche solo una piantina.
  • P a p i l l o f o b i a, invece è la paura delle farfalle, associata al timore dei cambiamenti radicali. Chi ne soffre? Nicole Kidman
  • C o i m e t r o f o b i a, è definita come la paura persistente e ingiustificata dei cimiteri e ne soffrono Sarah Michelle Gellar ed anche Uma Thurman. Quest'ultima soffre anche di claustrofobia e a proposito della scena nella bara in Kill Bill 2 confessa: «In una scena del film dovevo essere sepolta viva, pensavo davvero che non avrei superato quel momento. Che sarei morta di paura. Non recitavo, le mie urla erano vere».
  • C o u l r o f o b i a, ovvero la paura dei pagliacci, è la fobia che non riesce a farsi passare Johnny Depp, che nonostante abbia interpretato nel corso della sua carriera personaggi strani e talvolta ambigui ed inquietanti, rimane impietrito davanti ad un pagliaccio «C'è qualcosa che mi inquieta nei loro volti dipinti, nei sorrisi fittizzi».
  • Il premio Oscar Matthew McConaughey ha paura delle porte girevoli, ma anche dai tunnel e dalle lunghe gallerie: «Non sopporto di non poter sapere dove sia la fine di una strada».
  • Ma il premio per il più fobico di Hollywood credo che spetti a Woody Allen. Che fosse ipocondriaco lo sapevano tutti, ma il regista ha paura anche degli strapiombi, dei cani, dei cervi, degli insetti, degli spazi piccoli, della folla e della luce solare troppo forte. A questi si aggiunge anche la cromatofobia, ovvero la paura dei colori accesi. Woody è decisamente un caso senza speranza!

1 aprile 2014

All you need is love - le coppie più belle del cinema

Si conoscono quando sono ancora giovanissimi: Federico ha ventidue anni, Giulia ventuno. Lui non è ancora il famoso e importante regista che conosciamo oggi, ma un umorista e sceneggiatore di successo. Lei è la tipica ragazza acqua e sapone: studia all'università di Roma, vive con una zia, sogna segretamente di essere una grande attrice drammatica e lavora in un programma radiofonico molto popolare dell'epoca; A lei è affidata  Cico e Pallina, una rubrica che gira attorno ai bisticci di una coppia di fidanzati prossimi al matrimonio.
Chiamatelo destino o semplicemente caso, ma i due s'incontrano per la prima volta tra i corridoi dell'Eiar, la vecchia Rai. Per lui è colpo di fulmine «È un peperino piccolo piccolo, mi piace tanto, mi fa tanto ridere» per lei invece non va esattamente così «sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. E’ tutt'occhi. Occhi profondi, inquieti, indagatori» ma questo non scoraggia il futuro regista: sa che lei è la donna della sua vita e non vuole perdere tempo. Dopo aver ottenuto il suo numero, le telefona con la scusa di farsi dare una sua fotografia da poter sottoporre alla produzione che si deve occupare della trasposizione cinematografica del programma radiofonico da lei condotto.
Il giorno del primo appuntamento Giulia mangia due volte: la prima velocemente a casa della severa e rigida zia,  la seconda al ristorante, dove deve pranzare con il bruno e affascinante Federico. Non mangia altro che un minestrone perché teme di far spendere troppo al suo "cavaliere". In realtà non si rende conto di essere in un ristorante di lusso, presa com'era dall'agitazione. Federico al contrario di Giulia, assaggia molte pietanze e spilucca qua e la. Il conto è salato ma a Fellini poco importa, il denaro non è un problema tanto che, quasi « fosse un principe indiano, un Rothschild, un divo di Hollywood» lascia anche una cospicua mancia. «Non ti piacevano i biondi, non ti piaceva Errol Flynn? la prendono in giro le colleghe di corso alla Sapienza. Sì – risponde lei – ma io Federico lo vedo biondo». 
Il film di Cico e Pallina non è mai stato girato ma nove mesi più tardi, Fellini e Masina, sono marito e moglie.
Da quel momento Giulia diventa la sua Giulietta, una donna buffa e allegra, costante fonte d'ispirazione per quello che, di lì a poco, diventa uno dei più grandi registi italiani. 

Lei è una moglie affettuosa, le piace vivere in semplicità, fare la spesa tutte le mattine al mercato è una tradizione a cui non può rinunciare. È una donna che rappresenta esattamente il contrario delle attrici che frequentano i set del regista: non è prosperosa, non è biondissima, non è alta e non è affascinante, ma per Fellini è straordinariamente misteriosa «Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei mai arrivato».
Ha talento, tanto da non rimanere completamente schiacciata dalla pesante ombra del marito. Parte del cast in quasi tutti i film di Fellini, è sempre e comunque al suo fianco, anche quando scopre i suoi frequenti tradimenti.
Uniti dalla tragica e prematura scomparsa del loro unico figlio, la coppia tiene duro. Tanto diversi e opposti, si completano, si comprendono e si sostengono. Sempre insieme nonostante tutto, insieme per mezzo secolo, fino a quando, a distanza di cinque mesi l'uno dall'altra, lasciano questo mondo. 
 
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