16 giugno 2015

Si parte!

Sono arrivate anche quest'anno (e in anticipo) le vacanze. Questo blog quindi rimarrà inattivo per due settimane ... non dimenticatevi di lui (e di me)!

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10 giugno 2015

Il cinema in bianco e nero #1

Con l'estate le sale cinematografiche si svuotano perciò, che siate grandi appassionati di cinema oppure no, poco importa: il cinema all'aperto rappresenta una valida alternativa e soprattutto permette di recuperare pellicole che per un motivo o l'altro non siete ancora riusciti a vedere. Ma si sa, certe volte il caldo gioca brutti scherzi e non sempre si ha voglia di uscire di casa. Questo non significa però dover rinunciare al piacere di vedere un bel film, magari seduti comodamente sulla sedia a sdraio sul balcone o in giardino, sorseggiando qualcosa di fresco, con le stelle e la luna a far da sfondo. 

Può sembrar strano ma nella mia lista di film da vedere c'era (tra i tanti) un grande classico della commedia americana, uno di quei film che ogni cinefilo che si rispetti ha visto più volte e che tutti, almeno una volta, dovrebbero vedere. Sto parlando di A qualcuno piace caldo.


Commedia del 1959 con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon, ambientata nella Chicago del proibizionismo, A qualcuno piace caldo racconta la storia di due sonatori d'orchestra, Joe (Josephine) e Jerry (Daphne) che, testimoni della strage di San Valentino per opera di Al Capone,  per salvarsi dai gangster decidono di travestirsi da donna e di entrare a far parte di una compagnia musicale composta da sole donne. Qui incontrano la bella Sugar, cantante e suonatrice di ukulele, in cerca di un milionario da sposare. 

Ispirato ad un fatto realmente accaduto, questo film oltre ad aver vinto un Oscar e tre Golden Globe, nel 2000 è stato inserito dall'American Film Institute al primo posto della classifica delle migliori  cento commedie statunitensi. E se rimane tanto apprezzato e amato dopo tutti questi anni un motivo c'è:  è la commedia perfetta!
Battute esilaranti e scene davvero divertenti, il ritmo della pellicola è sostenuto, non ci sono punti morti ma chi davvero non potrete fare a meno di amare è Jack Lemmon, il vero mattatore della pellicola: istrionico ed esilarante, riesce a rubare i riflettori a tutti persino a Marilyn, bravissima nei panni di una ragazza tanto sensuale quanto ingenua che vuole solo trovare il grande amore ... meglio se milionario, ovviamente. 

Da non dimenticare però anche le interpretazioni dei personaggi secondari che contribuiscono (e non poco) a rendere questa pellicola indimenticabile, primo tra tutti il multi milionario Osgood Fielding III, interpretato da Joe E. Brown, al quale viene affidata una delle battute del film ormai entrate nella storia del cinema: 
«Daphne: Osgood, voglio essere leale con te: non possiamo sposarci affatto.Osgood: Perché no?
Daphne: Beh, in primo luogo io non sono una bionda naturale ...
Osgood: Non m'importa.
Daphne: ... e fumo, fumo come un turco...
Osgood: Non m'interessa.
Daphne: Ho un passato burrascoso: per più di tre anni ho vissuto con un sassofonista.
Osgood: Ti perdono.
Daphne: Non potrò mai avere bambini...
Osgood: Ne adotteremo un po'.
Daphne: Ma non capisci proprio niente Osgood! Sono un uomo!
Osgood: Beh, nessuno è perfetto».
Insomma, se siete in cerca di un film davvero divertente e pungente allo stesso tempo, se avete voglia di passare una serata in assoluta allegria e spensieratezza, se avete voglia di recuperare qualche grande classico e di ascoltare una delle canzoni più famose del cinema americano (I Wanna Be loved by you)  questo è decisamente il film giusto per voi! 

5 giugno 2015

La citazione del venerdì

«Vuol sapere se mi sento un po’ sola? Sì, un po’ sì. Ma non ho rimpianti. Ho amato, pianto, sono stata pazza di felicità. Ho vinto e ho perso. Non ho un marito, non ho figli. 
A Fellini piaceva moltissimo come camminavo. Dentro la Fontana di Trevi, durante le riprese, feci su e giù una notte intera, senza mai inciampare. Marcello invece aveva freddo e così vuotò una bottiglia di whisky. Cadde tre volte. E per tre volte furono costretti ad asciugarlo. Alla fine gli fecero indossare gli stivaloni da pesca sotto i pantaloni. Ero bellissima. Lo so. 
Fellini era un genio assoluto. Non ho mai capito quale fu il reale motivo che lo spinse a scegliermi come protagonista de “La dolce vita”. Va bene, ero stata eletta Miss Svezia, e questo forse sarebbe potuto bastare a tanti altri registi, non a lui. Lui leggeva nel cuore degli attori, e li dirigeva come fossero farfalle».

ANITA EKBERG 


3 giugno 2015

Not that kind of girl

«Ho vent'anni e mi odio. I capelli, la faccia, la pancia sporgente. La mia vocina tremolante e le poesie sdolcinate. Il fatto che i miei genitori, per rivolgersi a me, usino un tono leggermente più alto di quello che usano con mia sorella, come se fossi un funzionario pubblico che ha dato di matto e se, messa sotto pressione, potessi far esplodere gli ostaggi che tengo legati nello scantinato. Dissimulo tanta ostilità attraverso una sorta di autoaccetazione aggressiva. Mi tingo i capelli di un punto di giallo catarinfrangente, tagliandoli corti in alto e ai lati e lasciandoli lunghi dietro [...] mi vesto di spandex di colori fluo che mi fascia in tutti i punti meno opportuni. Io e mia madre abbiamo avuto una lite furibonda, una volta, quando per andare in Vaticano ho scelto di indossare leggins rosa e una maglietta che lasciava l'ombelico scoperto, con le banane stampate sopra, facendo strabuzzare gli occhi ai devoti turisti che poi distoglievano subito lo sguardo»


28 anni, ha conquistato le più prestigiose copertine di moda (compresa Vogue, ovviamente) pur non possedendo un fisico da modella, su Twitter conta più di due milioni di follower, si è conquistata la fama mondiale ridendo dei suoi difetti, senza nascondere nessuno dei suoi disturbi ossessivo - compulsivi e nel suo libro, Non sono quel tipo di ragazza, edito da Serling & Kupfer, Lena Dunham decide di mettere nero su bianco la sua storia, raccontando di tutti i suoi amori falliti, delle sedute dai terapisti, delle sue preoccupazioni, della dieta ed anche della morte. 

Dall'autrice della serie televisiva HBO, Girls, non potevamo aspettarci libro diverso, abbiamo imparato a conoscere Lena grazie alla sua Hannah,  ma sfogliando queste pagine si scoprono nuovi aspetti del suo carattere. 
Lena Dunham non è una nuova Bridget Jones né una nuova Carrie Bradshaw, è figlia di artisti, cresciuta a Soho, è femminista ma soprattutto non fa del suo corpo fuori dai canoni estetici una condanna, non finge di essere qualcosa che non è: sa di non essere bella, sa anche di essere piuttosto strana e sa di non essere in forma e nonostante questo si mostra al mondo senza filtri «Una delle domande che mi fanno spesso è quanto "coraggio" mi ci voglia nel mostrare il mio corpo sullo schermo. Quello che vogliono davvero sapere, ovviamente, è quanto coraggio mi ci voglia a mostrare il mio corpo imperfetto, dato che dubito che a Blake Lively qualcuno farebbe la stessa domanda. [...] La mia risposta è: Non ci vuole coraggio a fare cose che non ti spaventano». Lei semplicemente se ne frega. 


Quand'è che noi donne abbiamo deciso di farci tanti problemi sul nostro corpo? Che siate belle, alte e formose poco importa, ci sarà sempre qualcosa vostro aspetto che non vi piace e questo offuscherà tute le cose belle che invece possedete. Tanto vale fare come Lena, accettarsi e piacersi esattamente così come siamo e focalizzarci su altre cose, altri obiettivi. 
Non tutti amano Lena, ma chi come me sa apprezzarla lo fa perché racconta il peggio di sé, perché ha capito che nascondersi non serve a nulla e l'unico modo per salvarsi è condividere con gli altri tutto ciò che non va, riuscendo, in questo modo, ad aiutare altre persone ad uscire dal guscio. Credo che sia proprio questa la bellezza di Non sono quel tipo di ragazza
Nel primo episodio di Girls Hannah/Lena afferma: «Penso di poter essere la voce della mia generazione. O almeno una voce. Di una generazione». Io non so se sia giusto definirla tale, ma posso sicuramente affermare che leggere il suo libro si è rivelato un piacere. Assolutamente consigliato!

1 giugno 2015

Le colonne sonore della mia vita (2)


Film e colonna sonora provengono dal Belgio eppure ascoltando queste note vi sembrerà di catapultarvi nelle vaste e selvagge terre a stelle e strisce. 
Una voce leggera e vibrante ed una più profonda accompagnate da banjo, violini e chitarre, sono queste le componenti che caratterizzano la colonna sonora di The Broken circle Breakdown, un film meravigliosamente struggente. 
Il bluegrass, l'America, i tatuaggi, l'euforia, la passione e la disperazione. La musica diventa filo conduttore, elemento fondamentale per collegare tra loro tutte le tematiche: dalla religione alla vita dopo la morte. 

Adattamento cinematografico di un'opera teatrale, The Broken circle Breakdown ci racconta una bellissima storia d'amore e lo fa colpendo dritto al cuore attraverso canzoni malinconiche come Wayfaring Stranger alternate ad altre decisamente più frizzanti come Cowboy Man

Se ancora non avete recuperato questa pellicola non lasciatevela sfuggire, intanto però prendetevi cinque minuti di pausa, rilassatevi e fatevi avvolgere dall'atmosfera country.
Buon inizio settimana a tutti!