Johnny Marco è
una star del cinema americano che vive nel famoso Chateau Marmont
Hotel. Alcol, donne, feste, pasticche e lusso sono le cose che
circondano la sua vita e che lo fanno vivere in una condizione di
perpetuo torpore e superficialità. A rompere la monotonia della vita
del protagonista arriva la figlia Cleo, nata da un matrimonio
fallito. Durante la convivenza tra i due nasce una complicità che
prima mancava nel rapporto, Cleo dona vitalità al padre e voglia di
azione che rimangono anche quando la ragazzina lo lascia per andare
al campo estivo. Johnny ritrova così la sua voglia di partecipazione
attiva alla realtà buttandosi alle spalle tutte le cose vuote e
false che lo circondano. La ferrari che viene abbandonata sul ciglio
della strada fa capire che la nuova vita di Marco comincia da quel
momento.
Nei primi minuti di Somewhere,
lo spettatore si trova davanti ad una ferrari che corre in moto
perpetuo in un circuito chiuso, sono minuti inizialmente
incomprensibili ma andando avanti con la visione si capisce che
questa scena non è altro che la rappresentazione del vuoto della
vita del protagonista nostante il lusso in cui vive, fatto che
racchiude anche il senso del titolo del film. Quella che avverte
Johnny è la necessità di sentire che qualcosa si muove nella sua
vita, che cambia e si evolve permettendo l' abbandono dell'
immobilismo di una vita piatta, sempre uguale a se stessa quasi fosse
un disco incantato.
Ammetto
che questo non è certo il film migliore della Coppola, alcune
inquadrature durano una vita, quasi ci si perde in mezzo a tutta
quella noia che avvolge il protagonista. I' intento della regista è
quello di fare una vera rappresentazione della realtà, abbandonando
tutte quelle caratteristiche che lo renderebbero più artefatto, infatti non
ci sono colpi di scena ne grandi conversazioni, rimangono
però le inquadrature curate nei minimi dettagli, le scelte
stilistiche che puntano al minimalismo, e una bella colonna sonora
(come in tutti i film della Coppola), una sorta di tentativo di
ripetere i punti forza di lost in translation, solo che in
questa pellicola non funzionano bene come nella precedente. Quello
che è sicuro è che questo non è un film per tutti.
Mi ha un po' deluso sinceramente. Sicuramente è 'fatto bene' ma gli manca un po' d'anima. E poi ho trovato squallido il ritratto dell'Italia che ne viene fuori.
RispondiEliminaGuarda, quando ho visto quella scena mi son vergognata di tutto quel pattume, però alla fine quello che ha fatto vedere la Coppola non è affatto lontana dalla realtà televisiva italiana (secondo me neache all' estero sono messi proprio bene).
Eliminaanche per me non il migliore della coppola, ma comunque un gran film!
RispondiEliminaInfatti, ora sono curiosa di vedere the bling ring!
EliminaPensa che invece io l'ho apprezzato molto più di Lost in translation: mi è parso più centrato il lavoro sul "nulla" dei personaggi.
RispondiEliminaCredo che sia piuttosto soggettivo ma a me sembra invece che manchi qualcosa, quello che invece ho trovato in Lost in translation.
Eliminaa me è piaciuto anche se meno rispetto ad altri suoi film...cmq rende ben il senso di vuoto dei personaggi
RispondiEliminaSu quello non c è dubbio
Eliminami ricordo che questo film mi era piaciuto, come tutti della Coppola del resto, ma lost in translation è finora il mio preferito...in effetti è uno di quei dvd che dovrei proprio comprare :)!!
RispondiElimina